Rabbia Roma

Il Tempo (A. Austini) – Ottantanove minuti e cinquantanove secondi. La palla scagliata di sinistro da Nicolò Zaniolo entra in porta e fa esplodere l’Olimpico. Roma-Genoa 1-0. Alzi la mano chi non ha pensato: “Non poteva esserci finale più giusto per questa partita”.

Un gol, bellissimo, del ragazzo che in tanti vorrebbero vedere con un’altra maglia indosso e che la Roma stessa, in uno slancio di incompresa onestà, ha dato involontariamente in pasto ai media di tutta Italia, pronti a raccontare il suo futuro altrove quando in realtà nulla è stato deciso.

Sarebbe stato, in effetti, il finale più giusto possibile di una gara bruttina e molto più faticosa del previsto per i giallorossi. Ma il calcio, che sapeva già essere crudele, con la Var lo diventa ancor di più. Due minuti e quarantanove secondi dopo che quel pallone ha gonfiato la rete, l’arbitro Abisso, richiamato al Var dal collega Nasca per valutare un precedente pestone di Abraham su Vasquez, annulla tutto e assegna la punizione al Genoa.

Quando il cronometro segna novantadue minuti e quarantotto secondi il mondo di Zaniolo, Mourinho e di ogni romanista si ribalta. L’urlo dell’Olimpico, la corsa sotto la curva di Nicolò, quell’ammonizione che fa quasi piacere visto il motivo (la maglietta tolta per festeggiare), il nome di Zaniolo scandito a squarciagola, gli sfottò ai tifosi del Genoa nel settore ospiti. Scene di ordinario delirio da stadio cancellate dalla tecnologia.

Digerita a fatica l’amarezza, c’è una sola domanda da fare: Abraham ha commesso fallo? Rivedendo i vari replay, la risposta sembra francamente una sola: si. E allora, il gol andava annullato secondo il regolamento. Si è parlato e si parlerà molto di questo episodio, ma la partita ha raccontato altro. E di buono non c’è molto per la Roma, che si ferma dopo due vittorie consecutive in campionato e vede complicarsi il cammino per l’Europa.

 

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