Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Magari sperava di poter festeggiare la prima di Lukaku in modo diverso. O, probabilmente, sperava di non festeggiarla proprio, perché l’utilizzo del gigante belga era previsto solo in caso di estrema necessità. Come poi è stato, perché José Mourinho arriva alla sosta con un solo punto in tre partite, la peggior partenza in assoluto da quando è a Roma (nelle altre due stagioni aveva portato a casa rispettivamente 9 e 7 punti). Tra l’altro, era dal 2011/12 che la Roma non partiva così male in campionato, dai tempi di Luis Enrique, prima stagione dell’era americana. “La condizione di Romelu non è certo la migliore, può aiutarci all’interno dei suoi limiti visto che l’ultima partita l’ha giocata a giugno – aveva detto Mou prima del fischio d’inizio – Cosa gli ho detto? Niente, solo che per me e per noi sarebbe stato molto importante. Lo conosco bene, so che ha bisogno di sentirsi voluto, amato“.
Che Mourinho ieri la partita la sentisse lo si era capito subito, già al momento del rigore concesso per fallo di Rui Patricio su Loftus-Cheek e poi trasformato da Giroud. “Vergogna”, il labiale intercettato dalle telecamere, con l’allenatore della Roma rivolto alla terna arbitrale. E poi quegli applausi continui, quasi di scherno e di protesta per la scelta subita. Applausi arrivati al fianco di quel battibecco a distanza con Stefano Pioli, con l’allenatore del Milan che dice a Mou di stare zitto con il dito e il portoghese che reagisce con un gesto come a dire “vai, vai”.