Più Sarri che Mou: il tecnico toscano vince la prima

La Repubblica (M. Crosetti) – C’entreranno qualcosa anche questi due, se il primo derby del campionato è stato così bello. Qualche chilo in più per entrambi, ma niente di meno. Maurizio meglio di Mourinho perché probabilmente la Lazio è più forte della Roma, più completa, il prodotto di una continuità diversa, meno cantiere aperto. Ed è chiaro che Sarri e Mou segneranno il prossimo tempo di Lazio Roma e di Roma Lazio, hanno già cominciato a farlo, ci sarà da divertirsi.

Vestono in total blue, una polo color notte per Mou, la maglietta sociale per Sarri che dopo mezzo minuto è già seduto in panchina a scrivere, chino sui fogli come un ginnasiale, mentre il portoghese segue le azioni avanti e indietro, esce dall’area tecnica, una volta è di troppo e lo ammoniscono per questo. Sarri è più quieto e vince, Mourinho è più agitato e perde.

Si infuria soprattutto quando non viene assegnato il possibile rigore a Zaniolo nell’azione che, proseguendo, porterà al raddoppio laziale. “È fallo!” grida subito, poi ribadirà il concetto ad arbitro e quarto uomo, lungamente, fino almeno al rigore che questa volta a Zaniolo viene concesso, ma molto meno evidente del primo. Compensazioni, e da questo momento José non protesta più.

Personaggi di grande carisma, Sarri e Mourinho riportano la rivalità cittadina indietro nel tempo, quando gli allenatori si prendevano buona parte della scena. Era un calcio più spontaneo e vero. E se Mou era arrivato a questa sfida con 116 derby in curriculum tra Portogallo, Milano (con l’Inter vinse il suo primo derby, e l’ultimo addirittura in 9 contro 11), Londra, Manchester e Madrid, più modestamente Sarri aveva ricordato che la maggiore intensità da lui vissuta in questo genere di cose risale a Sangiovannese-Montevarchi.

A José è rimasto sullo stomaco non solo il primo, mancato rigore, ma il secondo mancato cartellino giallo a Lucas Leiva: “Un fallo netto, e sarebbe stato diverso giocare in undici contro dieci“. Intensità, corsa, movimenti, rincorse, pathos. Il derby come duello all’inglese, a un certo punto sembrava che Mau e Mou allenassero ancora in Premier, e questo senso di bellezza e di continui attacchi ha fatto dire a Mourinho che negli ultimi anni il nostro calcio è tanto cambiato, e in meglio, ora c’è più mentalità offensiva, non solo la preoccupazione di parcheggiare l’autobus sulla linea di porta (cit.).

Nei minuti di recupero, il magnetico José ha pure fatto il raccattapalle per rimettere subito in azione il gioco, con il rivale sempre alle prese con lapis e calepino. Abituiamoci, sarà così fino all’ultima di campionato e peccato non ci possano essere più derby in calendario, perché non sarà facile levarsi dagli occhi la lucentezza di questo, il primo, una specie di primo amore ritrovato.

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