Persa la Roma, ci godiamo bomber vero

Il Giornale (T.Damascelli)Ha perso soltanto la Roma. Contro il Napoli, contro se stessa, contro l’avara Juventus e le altre, Inter e Milan che hanno fatto punti. In una sola settimana la squadra di Spalletti ha bruciato speranze e progetti, non quello dello stadio che deve ancora essere disegnato sui quaderni delle elementari. Dopo la vittoria, nitida e prepotente, di Milano sull’Inter, sembrava destinata a mettere le unghie addosso alla Juventus, poi ha perso il derby di coppa Italia e la sfida con il Napoli. Di colpo la Roma si fa Rometta e trema al pensiero di saltare in aria anche in Europa League contro il Lione, con un bilancio finanziario non proprio solido. Il calcio non ha sentenze definitive, il calcio non è scienza né esatta né perfetta, per fortuna. Certe cose accadono per caso. Prendete Calcinate, comune bergamasco, già illustre per lo zar di tutti i campi, al secolo Pietro Vierchowod e poi per i Gabbiadini, fratello e sorella, quindi per Fabio Volo che una ne pensa e cento ne scrive. A Calcinate altri coriandoli di carnevale der mister cento milioni, Andrea Belotti, ha una faccia antica, parla della mamma e della famiglia, non di auto e donnine, è sgraziato ma decisivo, goffo nel fisico, con lo sterno da pollo, una cifosi accennata ma sono asterischi, cancellati dalla potenza e prepotenza, ventidue gol finora, dopo la tripletta di ieri alla sua ex squadra, già ribaditi i numeri di Luca Toni, ultimo degli italiani a vincere la classifica dei goleador. Finalmente la nazionale ha un centravanti, non il balocco Balotelli in vacanza sulla Costa Azzurra, Belotti è uno vero, pratico, immediato, non un fenomeno di dribbling o abilità tecniche ma roba soda, la fame sempre, la rabbia agonistica, la generosità di Graziani, la foga di Casiraghi, le doti tipiche di un attaccante che conosce i propri limiti che diventano però un privilegio. In campionato, a ventitre anni, ha segnato, finora, un gol in meno di Lionel Messi. Evitare paragoni, per favore. La somma non fa il totale ma Urbano Cairo, abilissimo nei conti, pensa che cento milioni di clausola ormai siano un omaggio.

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