Pallotta e Spalletti trattengano i big

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Il Corriere della Sera (B.Tucci) – «A nemico che fugge ponti d’oro», insegna un vecchio adagio. Così Pjanic ha preferito andarsene per indossare la maglia della storica rivale della Roma. Eppure il giovanotto era stato coccolato, adulato, benvoluto oltre ogni limite dai tifosi giallorossi. Niente da fare. Quando il dio danaro chiama, non ci sono ostacoli che tengano. Ecco perché, quando tempo fa si discuteva di Totti, chi vi scrive non è mai stato dalla parte di Spalletti. Perché in un mondo che oggi è solo business, le bandiere debbono essere conservate come fossero reliquie. Invece ricordate che cosa sosteneva il mister? «Totti è uno dei tanti, non faccio distinzioni». Egregio Don Luciano, l’esempio di Pjanic forse gli avrà fatto comprendere (speriamo), che non tutti i giocatori sono uguali. Non dal punto di vista della classe; ma soprattutto per l’affetto con cui si legano ad una squadra. Non andiamo oltre. Certo, la partenza di Pjanic qualche problema lo pone. Al riguardo farei notare due particolari. Il primo: mai trattenere un ragazzo che vuole andarsene, non gioverebbe alla squadra. Secondo: il mister ha ritrovato Strootman che non è da meno del fuggitivo. Anzi, se al top lo sovrasta di una spanna. Ora, si tratta di «trattenere» gli altri, in primo luogo Nainggolan su cui il Chelsea di Conte ha messo gli occhi. Adesso sia Pallotta che Spalletti debbono essere irremovibili. Sennò addio preliminari e addio lotta allo scudetto. […]

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