Pallotta si infuria, ma il «nemico» è quello sbagliato

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Il Corriere della Sera (G.Tucci) – Fino a quando la Roma rimarrà in Champions se gioca in questa maniera? Poco, pochissimo. I tifosi fischiano all’inizio della partita con il Bate Borisov, ma soprattutto alla fine di un match scialbo, in cui la manovra è rimasta negli spogliatoi senza entrare mai in campo. Il presidente Pallotta se la prende con il pubblico, con i giornalisti che «non lasciano in pace questi giovanotti che fanno il loro dovere». Atteggiamento singolare: invece di strigliare chi lo merita – e cioè i giocatori e il mister, reo di non aver dato un volto alla Roma – il numero uno di Trigoria redarguisce coloro che non c’entrano niente con l’inconsistenza della squadra… L’Olimpico schiuma di rabbia perché si annoia, vede un gruppo senza nerbo e senza idee. Anche i nomi famosi finiscono con l’apparire mezze calzette. Garcia temporeggia, prende decisioni che non danno risultati. È colpa sua se i giallorossi sono così vuoti? In gran parte sì, perché il «francese di Testaccio» non è riuscito a dare una fisionomia alla Roma. Sul terreno di gioco ognuno va per conto suo, non c’è la minima razionalità nel condurre un’azione. Così anche gli elementi di spicco vanno a fondo e non sanno raccapezzarsi.

Prendiamo, ad esempio, Dzeko: il centravanti ha un curriculum di tutto rispetto. È un uomo d’area che finalizza ciò che i compagni costruiscono, mettendo alle spalle dei portieri decine di palloni. Ebbene, da quando veste la maglia giallorossa, il giovanotto non è più lui. Sbanda, si trascina dentro e fuori dell’area alla ricerca di fare qualcosa che non gli riesce più. In tal modo l’uomo-gol sparisce e ne subentra un altro, che non è né carne, né pesce. Si potrebbero fare diversi altri di esempi, ma sarebbe inutile e dannoso per una Roma che deve ritrovare il bandolo della matassa. Con chi? Con Garcia o con un altro allenatore? Questa decisione spetta alla società, che dovrà ben valutare i pro e i contro. Con questa formazione non si va avanti né in Champions, né in campionato. Ci vuole ben altro. Il mister attuale è all’altezza della situazione? Si studi e si rifletta, ma occorre far presto, perché già dopo Natale (per la lotta allo scudetto) potrebbe essere tardi e sarebbe da irresponsabili chiudere la stalla quando i buoi sono usciti.

Un breve cenno per la Lazio. Fra 48 ore, contro la Samp, Pioli si gioca il suo futuro. Se dovesse perdere e mortificare i tifosi, il presidente Lotito smetterebbe di sfogliare la margherita e potrebbe suonare l’allarme per l’uomo che guida la pattuglia biancazzurra.

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