La Gazzetta dello Sport (C.Zucchelli) – Uno doveva essere il titolare fisso e lo è stato, per gran parte della stagione. L’altro doveva essere al massimo un’alternativa e invece, a suon di prestazioni, si è conquistato il posto, oltre che la nazionale italiana. Storie opposte, quelle di Bruno Peres ed Emerson Palmieri, che in comune hanno soltanto la nazionalità. Brasiliani, il primo tra parte fissa e bonus è costato al la Roma oltre 13 milioni, 10 in più di Emerson: destro uno, mancino l’altro, arrivano alla sfida di oggi al Meazza in stati d’animo opposti.
QUI EMERSON – L’ex Palermo torna nello stadio dove la scorsa stagione segnò la sua prima rete con la Roma e chissà se pensava che, dopo pochi mesi, sarebbe diventato protagonista: 32 partite per una media di oltre 72’ a incontro, negli ultimi mesi ha avuto problemi al tendine che lo hanno fatto fini re in panchina contro Inter, Napoli e Palermo e in tribuna contro Bologna e Atalanta, salvo poi rientrare contro Pescara e Lazio. Se sta bene, Spalletti lo schiera e lo schiera dall’inizio, tanto che in Serie A, da novembre a febbraio, non ha saltato un minuto. La partita di questa sera non dovrebbe fare eccezione, ma l’eccezione dovrebbe esserci sulla fascia: con Rüdiger squalificato, il tecnico dovrebbe preferirlo proprio a Peres e schierarlo a destra, con Juan Jesus dall’altra parte.
QUI PERES – Se fossero confermate le prove fatte in settimana, quindi, per Bruno sarebbe una bocciatura dopo le panchine contro Bologna e Pescara e l’inserimento nella ripresa contro Atalanta e Lazio. Senza brillare, in nessuna occasione, tanto che la corsa (che qualcuno ha definito «una scampagnata del primo maggio anticipata») sul terzo gol di Keita diventata uno dei simboli della disfatta romanista. L’attenuante c’è, visto che ha disputato 44 partite stagionali (di cui una col Torino) per un totale di 3452’ (78’ di media), ma del giocatore visto lo scorso anno con la maglia granata a Trigoria c’è stato poco o nulla. È stato l’investimento più oneroso sulle fasce della proprietà americana, ma il rendimento non è stato all’altezza. E se le voci di offerta dalla Turchia, sponda Galatasaray, dovessero concretizzarsi, la Roma ci penserebbe seriamente.
IL FUTURO – Diverso è, invece, il discorso per quanto riguarda Emerson. Se dovesse andar via sarebbe per motivi economici (leggi plusvalenza) e non tecnici, perché il suo, di rendimento, è stato invece superiore alle attese. Piace in Premier e in Liga e se arrivasse un’offerta pari o superiore ai 10 milioni, la Roma ci penserebbe. Viceversa, se resterà, è pronto l’adeguamento che gli raddoppierà lo stipendio: da 600mila euro ad un milione e duecentomila, più bonus. Immancabili.