No Messi no party: se non segna Leo, Barcellona a secco

La Gazzetta dello Sport (F.M.Ricci) – Una botta tremenda. Per le dimensioni, e perché inattesa. Al di là delle gioiose e presuntuose sciocchezze scritte e pronunciate sulla stampa catalana il giorno del sorteggio della Roma, con Messi dalla tua parte, 31 partite senza perdere in Liga e un 4-1, per bugiardo che fosse, rimediato all’andata nessuno poteva aspettarsi la rovina romana.

NO LEO, NO PARTY – E allora il risveglio blaugrana è stato orrendo. Ora è facile guardare indietro e trovare magagne, avvertimenti, segnali di crisi. Il 4-0 di Parigi e il 3-0 di Torino dello scorso anno, per esempio. Il misero autogol rimediato nelle 3 trasferte di Champions del girone di qualificazione di quest’anno contro Sporting, Olympiacos e Juve. I 19 mesi (e diventeranno almeno 24) senza un gol in trasferta di Suarez in Champions, o anche i 13 mesi passati prima per rivederne uno in casa. Il fatto che dopo Messi (6 reti), il 2° miglior «marcatore» del Barça in questa Champions sia la voce autogol, con 5, poi una mini serie di compagni tutti fermi a 1. In questi mesi l’immenso Messi (capocannoniere della Liga e leader con Salah nella Scarpa d’Oro) ha tappato da solo una serie di falle sempre più grandi. Le ultime col Chelsea a Londra e al Camp Nou. Il problema per il Barça è che se non ci pensa Leo il re è nudo.

BARTOMEU E LA CANTERA – Poter contare su uno dei due migliori giocatori del mondo e vincere solo una Champions negli ultimi 7 anni è un peccato capitale. E viene rinfacciato al presidente Bartomeu. Additato per essersi nascosto dietro a Messi e aver tradito la cantera per la cartera, il portafogli. Dopo il Triplete del 2015 ci sono stati una serie di acquisti inutili e spesso costosi: Arda Turan, Aleix Vidal, Andre Gomes, Alcacer, Digne, Semedo, Paulinho, Dembélé, Coutinho, Yerri Mina. Solo Umtiti ha funzionato (a parte la nottataccia dell’Olimpico). Coutinho in Champions non può giocare, Paulinho con la Roma ha fatto 25 minuti all’andata e zero al ritorno, Dembélé, costato 105 milioni più variabili, appena 9 a Roma. Ed è già un caso tra voci di notti brave, eccesso di videogiochi e alimentazione da junk food. Certo è che se Valverde preferisce giocare con due terzini piuttosto che col sostituto di Neymar qualcosa non va. E i canterani di lungo corso, Iniesta, Messi, Piqué e Busquets hanno tra i 34 e i 29 anni. Loro invecchiano e il Barça B è stato snaturato con 24 innesti esterni in appena 2 anni. Altro che credere e investire nella cantera.

MESSI E VALVERDEBartomeu e la sua pletora di dirigenti sono sulla graticola, ma non sono soli. Sul banco degli accusati è apparso persino Messi: perché non ci mette mai la faccia, non parla, non spiega, non difende, non comunica. Peggio di lui è messo Ernesto Valverde rispettato e considerato per pensieri e parole sensate e intelligenti ma uscito bastonato tatticamente dalla doppia sfida con Di Francesco, schiacciato dal peso di partite per lui inusuali, bloccato al momento di prendere soluzioni e colpevole di aver snaturato l’essenza del gioco del Barça, irriconoscibile all’Olimpico con quella serie di inutili e sballati lanci lunghi, incapace, il re del possesso, di mettere in fila tre passaggi. Il processo popolare immediato è partito, gli imputati molteplici, il verdetto incerto. Il Barça deve ritrovarsi, e non sarà facile.

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