Il Tempo – Roma. La svolta

Questa è Roma. Luis Enrique passa il primo esame da grandi a pieni voti sul campo del Napoli mai violato da nessuno in questa stagione. Un successo d’oro dopo il misero punto raccolto in tre partite, un segnale di vita lanciato a tutto il campionato, con la possibilità di continuare la risalita nell’ultimo impegno del 2011 a Bologna dopodomani. Il sesto posto in classifica vale poco, la zona Champions è lontanissima ma da ieri si può dire: la Roma c’è. Vincere con merito in casa di una squadra appena entrata nel “G16” della Champions non può essere un caso. I giallorossi fanno tutto bene, difendono con ordine, dominano a centrocampo, attaccano con movimenti collaudati e impreziositi dalla classe delle punte. Un mix quasi perfetto che manda il tilt la corazzata di Mazzarri, anche ieri decisamente scarica rispetto alle imprese europee.

Lamela fa Lavezzi, Osvaldo difende come il miglior Cavani (l’esempio citato non a caso da Luis Enrique alla vigilia) e ritrova il gol scacciapensieri, Heinze e Juan riformano una coppia affidabile, De Rossi può tornare a fare il suo mestiere, Totti è in crescita: ecco gli ingredienti dell’impresa romanista. Il tutto succede nella sera in cui Luis Enrique perde il primo “confronto” con i cronisti nel toto-formazione. Sono solo quattro i nuovi acquisti in campo dall’inizio e anche stavolta i compiti per gli attaccanti sono diversi: Osvaldo a destra e un indiavolato Lamela a sinistra aiutano a coprire sugli esterni Maggio e Zuniga, lasciando Totti riferimento avanzato. Per la seconda partita di seguito è una Roma sempre meno spagnola e più brava a sfruttare gli errori dell’avversario in contropiede. Mazzarri conferma il “solitoNapoli, con Zuniga preferito a Dossena. In tribuna c’è Fabio Cannavaro ad ammirare il fratello che però è subito protagonista in negativo nell’azione spacca-partita. Al 3’ Lamela salta lui e Campagnaro, crossa e per la prima volta in questa stagione trova la “papera” di De Sanctis che, ingannato da un leggero tocco di Aronica, liscia la presa e lancia la Roma. I giallorossi controllano la gara, De Rossi detta i tempi, Lamela si accende, Totti illumina. Tutto liscio fino al 24’: clamoroso l’errore di Hamsik a porta vuota. La gara diventa bellissima. Lamela non chiude un contropiede “facile“, Stekelenburg deve salvare su Maggio, poi Osvaldo fa cilecca due volte e nel mezzo c’è un palo di Lavezzi che era però in fuorigioco. Regolare, invece, la posizione di Lamela quando è lui a colpire il legno. Prima dell’intervallo, non prima dell’espulsione del mental coach giallorosso Llorente per proteste: andiamo bene… Si riparte a mille. Gol annullato al Napoli per un dubbio fallo di Maggio su Rosi, Lavezzi fallisce il pari da due passi e si fa male: tocca all’ex laziale Pandev. Al 14’ la Roma si prende la partita: cross rasoterra perfetto di Totti e Osvaldo stavolta non sbaglia.

Mazzarri si gioca le carte della disperazione – Mascara al posto di Gargano, Dossena per Campagnaro – mentre Luis Enrique toglie dalla contesa lo sfinito Lamela e rilancia Bojan. Cavani prova a rimetter in partita il Napoli, Perrotta appena entrato per Greco sbaglia il colpo del ko e puntuale arriva il gol degli azzurri con Hamsik. Così i minuti finali diventano un inferno che Luis Enrique decide di far vivere anche a Viviani, dentro per Totti. Ma Simplicio chiude i giochi con il gol della liberazione. Niente “O sordato ’nnamorato“, al San Paolo per una notte si canta “Grazie Roma“.

Il Tempo – Alessandro Austini

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