Nainggolan: “Dobbiamo credere alla finale, nessuno ci dava speranze contro il Barcellona”

Il centrocampista della Roma, Radja Nainggolan, ha rilasciato alcune dichiarazioni al quotidiano belga Het Laaste Nieuws. Queste le sue parole sull’impresa contro il Barcellona e in vista della semifinale contro il Liverpool:

Di quanti giorni hai avuto bisogno per credere all’impresa meravigliosa contro il Barcellona?
Il giorno dopo non ci credevo, la Roma in semifinale di Champions League. Sembrava un’impresa impossibile, quello che abbiamo fatto è unico e nessuno credeva che sarebbe stato possibile.

Perché? Non avevi detto che la Roma aveva una possibilità per realizzare la ‘remuntada‘?
Cosa altro si può dire in conferenza stampa? Voglio essere onesto: pensavo che vincere contro il Barcellona sarebbe stata una cosa ottima. Ma solo quando eravamo sul 2-0 ho iniziato a credere alla qualificazione. Perché avvertivo che avevamo più fame, che continuavamo a correre e a pressare. Quanto fisicamente che tatticamente, e l’allenatore ha optato per il modulo perfetto, stavamo meglio del Barça. Volevamo davvero le semifinali, invece il Barça si sentiva al sicuro dopo il 4-1 al Camp Nou. Ma nel calcio non puoi mai rilassarti.

Sei consapevole che accade una volta nella vita?
Sì, è qualcosa che non vedremo a breve di nuovo. In realtà, tutta la nostra stagione in Champions è stata incredibile. Nella fase a gironi, abbiamo superato squadre contro Chelsea e Atletico Madrid , tutti erano sorpresi che avevamo vinto il girone. E allo stesso modo di eliminare il Barça ai quarti di finale… vinto! E nessuno parla dei rigori che c’erano per noi al Camp Nou.

Al Camp Nou eri in tribuna, perché il colpo preso contro il Bologna in campionato ti causava dolore?
Ovviamente ero frustato, non tanto perché ero a Barcellona, ma perché da bambino sogni di giocare queste partite. Se non puoi giocare fino al giorno prima della partita, allora ti arrabbi. Avrei voluto essere in campo, non in tribuna.

Come stai ora?
Ancora ho un piccolo problema, c’è sangue intorno al nervo per questo non posso muovermi senza dolore. Ora lo sopporto.

Meglio, martedì c’è la semifinale. Soddisfatto di aver pescato il Liverpool?
No, secondo me il Liverpool è la squadra più dura tra le tre. Non perché abbia più qualità di Real Madrid e Bayern Monaco, ma perché è una squadra che ci mette molto impegno e non ha nulla da perdere. Mi creda, sarà molto difficile. Il Real e il Bayern avrebbero potuto sottovalutarci, come il Barcellona, ma nel Liverpool ci sono guerrieri, un po’ come noi.

Roma sta sognando la finale di Kiev…
Sognare non fa male. Dobbiamo crederci ora che siamo in semifinale.

Se vincerai ti tatuerai la Coppa?
Sì (ride, ndr), però solo se vinciamo.

Hai sentito Salah recentemente?
Anche lui non riusciva a credere che avevamo vinto contro il Barcellona. Su Instagram ha scherzato sul fatto che ascolteremo per molto tempo Manolas dire che aveva segnato il gol vittoria. Sarà bello rivedere Momo, avevo un bel rapporto con lui. Non posso criticarlo, è un ragazzo buono, dolce e rispettoso, e un ottimo giocatore.

Salah è la rivelazione della Premier League. Notevole no? E’ cambiato dall’anno scorso a Roma.
Non mi sorprende, ha sempre avuto queste qualità. L’unica differenza è che ora ha più opportunità. Forse ha imparato ad essere freddo sotto porta.

O sono peggiori le difese in Premier League?
E’ possibile, ma Momo anche la scorsa stagione poteva segnare 30 gol. Lui è un vincitore, sono un suo fan.

Sei in semifinale di Champions League ma non automaticamente al Mondiale?
(Ride, ndr) Non lo deve chiedere a me, spero di poterci essere, ho dimostrato di poter essere un giocatore importante per la nazionale.

Pensi spesso alla possibilità di essere in Russia?
In passato ci ho creduto spesso e la delusione di non esserci era maggiore. Solo quando sarà nella lista dei 23 convocati allora crederò al Mondiale.

Se deve scegliere: Champions League con la Roma oppure il Mondiale con il Belgio?
Dico Champions League perché il Belgio ha ancora un cammino lungo da percorrere per diventare campiona, la Roma invece è già in semifinale.

Com’è il tuo rapporto con il ct Martinez?
Mi parla di più di prima e il nostro rapporto è cambiato, ho un feeling migliore con lui ora. Non che ora siamo migliori amici, abbiamo sempre le nostre differenze, ma il nostro rapporto è migliorato.

Il giorno prima dell’amichevole contro l’Arabia Saudita le ha permesso di lasciare la Nazionale per ragioni personali.
Quel giorno persi mio nonno, otto anni dopo la morte di mia madre ed era l’unico parente che mi era rimasto della famiglia di mia madre. Ho voluto dirgli addio, lo sentivo spesso. Avevo paura di non giocare contro l’Arabia Saudita se avessi saltato l’ultimo allenamento, ma quando sono andato dall’allenatore per chiedergli il permesso di lasciare il ritiro lui mi ha detto “vai, ci sono cose più importanti del calcio”. Mi ha permesso di assentarmi anche il giorno successivo, questo mi ha dimostrato che è un allenatore sensibile a queste situazioni, ha un buon lato umano.

Ti ha sorpreso l’applauso dei tifosi del Belgio al tuo ingresso in campo?
Non me l’aspettavo. Sento che molte persone dicono che sono un esempio per i bambini, ma io sono un calciatore e devo essere un esempio sul campo, poi fuori tocca ai genitori educare i figli, come faccio io con le mie figlie.

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