Nainggolan: “Dai Roma ci penso io. È la partita che sognavo da bambino”

Corriere dello Sport (R.Maida) – Un uomo squadra lo sa. A volte è meglio non esserci. «Ho deciso di non giocare a Barcellona quando ho capito che stavo male, che non sarei stato nelle condizioni ideali per spingere al massimo. Era giusto dare spazio a chi poteva offrire un contributo più valido in una partita così importante». Questo è Radja Nainggolan, che ha rinunciato alla vetrina del Camp Nou sotto gli occhi del ct del Belgio nell’interesse generale. Ma adesso è il tempo di dimostrare, come sottolinea Di Francesco indicandolo nella sala conferenze dello stadio Olimpico. «Vi assicuro che Radja ha delle potenzialità incredibili, ora deve metterle in pratica» ha detto l’allenatore, per stimolarlo.

LINEA – Un uomo squadra lo sa. A volte i conti non tornano a causa di agenti esterni: «All’andata ero in tribuna. E tutti abbiamo visto certi episodi». Si riferisce all’arbitraggio e ai rigori negati alla Roma: «Ma se parliamo di queste cose, possiamo scrivere dei libri… Meglio invece concentrarsi su noi stessi. Anche al Camp Nou abbiamo avuto le occasioni per segnare e tenere aperta la qualificazione, proviamo a farlo anche al ritorno. Magari esce fuori un risultato incredibile. Sarà decisivo sbagliare il minimo in difesa e sfruttare le occasioni che creeremo». Percentuali? «Non lo so. Di sicuro dobbiamo entrare in campo con l’idea di fare una buona figura, con l’approccio e la cattiveria giusti. Segnare, anche. Quello ci sta mancando».

CONFRONTO – Manca anche a lui il gol. In Champions League è ancora a quota zero dopo 23 esperienze. Un sortilegio quasi inspiegabile per un centrocampista del suo livello. Peraltro al Camp Nou, già due anni e mezzo fa, non era andato bene e si era meritato la sostituzione nell’intervallo, a risultato già abbondantemente compromesso per la Roma. Durante la chiacchierata gli domandano se si senta un campione da Barcellona, lui risponde così: «Non tocca a me dirlo. Posso invece affermare che questa è una di quelle partite che sognavo di giocare da bambino. Nella mia vita e nella mia carriera ho sempre cercato di lavorare per migliorarmi. Poi sono gli altri a dover stabilire cosa io meriti».

ATTACCAMENTO – Un uomo squadra lo sa. A volte i tifosi hanno bisogno di identificarsi in un rappresentante da mandare in campo: «Per me sarebbe troppo facile cambiare squadra e scegliere un club che vince sempre. Invece mi piacciono le sfide, le strade più difficili. Quando ho scelto la Roma ho sposato un progetto importante, del quale mi sento protagonista. Perciò sono contento di continuare a giocare qui. La piazza merita di avere qualcosa di importante, di festeggiare trofei».

CONDIZIONI – E’ passato il problema muscolare? «Sto molto meglio, posso giocare. Purtroppo ero tornato quasi al cento per cento durante la sosta ma mi sono fatto male a Bologna. Sono abituato a giocare con i dolorini, non sarà un problema perché mi sono curato proprio per recuperare uno stato fisico adatto all’importanza della partita. Adesso fatemi vivere questa serata». Un uomo squadra lo sa: a volte accadono persino i miracoli.

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