Mou e Mau, chi ha fatto la scelta giusta?

Il Messaggero (A. Sorrentino) –  A un terzo del cammin del campionato, ci ritroviamo in una camera oscura da cui esce una foto, sa di beffa: Sarri e Pedro, in modi diversi scaricati dalla Roma, che con la Lazio piazzano il sorpasso ed escono a riveder le stelle, sorridenti con l’aria di sottintendere chissà cosa, mentre il fosco Mourinho si macera nel suo inferno personale, disperando di uscirne.

Ma è solo un’istantanea, un meme, con la Lazio in ascesa e la Roma che sdrucciola. La differenza è di soli due punti, giusto quelli del derby, e alla ripresa la Lazio affronterà Juve e Napoli, la Roma invece Genoa e Torino. La classifica può essere ingannevole, a novembre. Poi è un campionato da calma e gesso, da vivere sul lungo respiro. Mai vista una serie A così scarna di campioni.

Certi valori sono più omogenei di quanto si pensi, come ha suggerito la confusa spettacolarità del derby milanese, con tanti rovesciamenti, sussulti, tremori e scivoloni: a cominciare dalla strana anarchia dell’Inter, dove non sanno ancora bene chi sia il rigorista ufficiale, assurdo.

A Roma, adesso, il mood è che la Lazio sia più avanti e già lanciata, la Roma impantanata in modo inesorabile con l’allenatore in confusione. Sempre di Sarri e Mourinho si parla, di scelte giuste o sbagliate nell’ingaggiarli, tanto nel calcio di oggi si discute solo di allenatori (perché i giocatori sono meno bravi). E a Roma ne abbiamo due maiuscoli, più grandi delle squadre che guidano. Ma forse uno dei due, più dell’altro, ha commesso un errore di valutazione.

Mourinho invece, dopo un avvio sprint, è sempre meno a suo agio nei panni del grande asso circondato da ragazzi e da apprendisti (anche ai vertici del club), ed è sbottato: sarà un anno da sangue, sudore e lacrime. Tante sconfitte in avvio gli erano capitate solo negli anni bui al Chelsea o al Manchester. Qua c’è stata pure la disfatta norvegese. In assoluto non ha avuto venti favorevoli, anzi: troppi gol falliti e troppi arbitraggi avversi, ma anche una marea di gol incassati, e quello è sempre un pessimo segnale.

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