Mossa di Eurnova: “Un errore la revoca, lo stadio si può fare”

La Repubblica (L. d’Albergo) – È una storia infinita, apparentemente senza vie d’uscita, quella dello stadio della Roma a Tor di Valle. Finito su un binario morto dopo la delibera di revoca del pubblico interesse approvata dalla giunta 5S giusto 10 giorni fa, il progetto dell’impianto giallorosso torna a perseguitare la ciurma grillina.

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Per Eurnova, società di Luca Parnasi e proponente dell’opera, l’atto vidimato dal team Raggi il 28 maggio è illegittimo. Peggio. Quel documento e i suoi effetti, come si legge nella lettera piombata in Campidoglio lunedì sera, sarebbero “incredibile” e “aberranti”. Perché? Breve riepilogo: a fine febbraio la Roma si è tirata indietro considerando l’impresa troppo onerosa considerando il quadro economico post pandemico e spiegando di ritenere impossibile pensare di andare avanti con un partner che all’epoca non aveva nemmeno il pieno possesso dei terreni.

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Ora il Comune, secondo i legali di Eurnova, decidendo di “aderire acriticiamente alle richieste dell’As Roma” starebbe compiendo una mossa “autolesionista”. Il nodo sta nelle motivazioni messe nero su bianco da palazzo Senatorio per motivare il passo indietro su Tor di Valle. Per gli avvocati di Eurnova, la revoca si baserebbe su norme non più esistenti: la cosiddetta legge sugli stadi è stata abrogata a febbraio scorso e sostituita da una nuova versione. Il particolare non è di secondo conto, visto che adesso non è più obbligatorio un “accordo con una società sportiva utilizzatrice in via prelevante” per realizzare uno stadio.

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Eurnova, in attesa di definire la cessione del pacchetto Tor di Valle all’immobiliarista ceco Radovan Vitek, ha deciso di sferrare l’ultimo attacco al Campidoglio. Alla revoca della delibera di pubblico interesse scatterà una maxi messa in mora ai danni di consiglieri, assessori e tecnici capitolini. Secondo la società di Parnasi, “l’interesse pubblico non può essere lasciato alla libera disponibilità della As Roma“. Per Eurnova si deve andare avanti. Altrimenti il prossimo appuntamento sarà in tribunale.

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