Antonio Mirante, doppio ex di Roma e Milan, ha rilasciato un’intervista a gazzetta.it. Ecco le sue parole:
Mirante, partiamo da qui. Domenica si gioca Milan-Roma, una partita che sente “sua”. Che sfida si aspetta?
“Vedo molto bene i rossoneri, solidi e di nuovo compatti. Certo, le assenze di Rabiot e Pulisic pesano. Spero possano responsabilizzare ancor di più Leao: è un campione, può decidere la partita da solo”.
Veniamo alla Roma. In panchina quest’anno siede il suo maestro Gasp: che squadra vede?
“Una formazione a immagine e somiglianza del suo allenatore. Pragmatica, quadrata, organizzata. Gasperini è un rivoluzionario, uno che è arrivato dieci anni prima di tutti su molti aspetti. Nel leggere le partite, per esempio, è il migliore al mondo”.
Delle sue stagioni in giallorosso, invece, che ricordi ha?
“Anche lì, come al Milan, sono arrivato per fare il secondo… e mi sono trovato a giocarne parecchie. Quelli in giallorosso sono stati anni particolari, di transizione. Ne abbiamo vissute tante tra cambi di proprietà e di dirigenti. Pensi che due giorni dopo il mio arrivo, venne venduto Alisson. Ci trovammo io e Robin Olsen a giocarci il posto”.
Poi venne mandato via Di Francesco e arrivò Ranieri.
“Da lì ho iniziato a giocare molto di più. Con Di Francesco avevo trovato poco spazio, mentre Ranieri dopo un paio di partite mi diede fiducia. Giocai io fino alla fine della stagione. È stata un’annata strana, che si chiuse con l’addio al calcio di De Rossi. Una serata speciale, diversa e incredibile da vivere. Ricordo una marea di gente in tribuna che piangeva: grandi, ragazzi che erano cresciuti con il mito Daniele e piccoli. Tutti, senza distinzioni”.
È vero che voleva mollare anche a vent’anni? Lì fu decisivo lo zampino del Gasp…
“Altroché, è stato lui a lanciarmi. Sa io avevo vent’anni, non giocavo negli allievi ed ero in panchina da due stagioni. Gasp lo trovai in Primavera e già dal primo ritiro mi diede fiducia. Mi ha messo in campo e da lì in poi non sono più uscito. A lui devo la carriera. Mi ha cambiato come persona e come calciatore”.
Ha un aneddoto che vi lega?
“Me ne viene in mente uno che risale all’ultima giornata di B, a Crotone. Gasp mi aveva voluto con lui e avevamo fatto una grande stagione insieme. Dopo l’ultima partita gli dissi che sarei voluto rimanere ma che sognavo la Serie A. Lui mi abbracciò e mi disse ‘te lo meriti’. È un buono, anche se in campo ti spreme e pretende il massimo. Impareranno ad amarlo anche i tifosi della Roma”.



