Metodo Monchi: è rivoluzione

Corriere dello Sport (R.Maida) – Rivoluzione spanglish. Pallotta l’americano sulla torre di controllo, Monchi l’andaluso a pilotare il mezzo. E’ un’altra Roma, un’altra volta. Al netto delle operazioni minori, tanto in entrata quanto in uscita, il mercato estivo ha nuovamente stravolto l’organico.

FACCIA NUOVA – E non è finita qui perché Eusebio Di Francesco ha detto che arriveranno un attaccante esterno e un difensore centrale. Monchi, arrivato lunedì negli Stati Uniti, ha già avuto un confronto con l’allenatore e con il presidente, con l’idea di completare al più presto l’organico: finora ha portato dentro alla squadra sette giocatori nuovi (Karsdorp, Moreno, Pellegrini, Gonalons, Kolarov, Defrel, Cengiz) più il ritorno dal prestito del secondo portiere Skorupski a fronte di quattro cessioni più o meno dolorose (Salah, Rudiger, Paredes, Mario Rui) più Szczesny che però era un calciatore in leasing e non di proprietà. Al netto degli ingaggi e dei bonus, che pure non sono un aspetto secondario nei trasferimenti, la Roma ha speso circa 68 milioni e ne ha incassati 110. Il risultato è una rosa più profonda, come voleva Pallotta, e un saldo attivo di 42 milioni.

ANALOGIE  E’ interessante osservare che, sotto il profilo ideologico, lo stile di Monchi non si differenzi affatto da quello di Sabatini. Il concetto è importare ed esportare a raffica, con l’intento di rinforzarsi senza appesantire il bilancio, seguendo l’ispirazione e le occasioni. La scorsa estate, l’ultima da direttore sportivo della Roma, Sabatini chiuse proprio lo stesso numero di affari: i sette arrivi furono Alisson, Gerson, Mario Rui, Bruno Peres, Fazio, Juan Jesus e Vermaelen, mentre le quattro cessioni più importanti furono Pjanic, Iago Falque, Ljajic e Sanabria.

DIFFERENZE – A differenza di Sabatini però Monchi ha quasi completato la squadra. Manca ancora il Mahrez di turno, è vero. Ma in teoria Di Francesco ha già a disposizione due giocatori per ruolo, come chiedeva. E siamo solo al 26 luglio. Sabatini invece era abituato a tentennare fino all’ultimo, per strategia personale, secondo una mentalità che ha trasferito anche all’Inter. Restando all’anno scorso, che ci serve come parametro di riferimento, Spalletti passò quasi tutta la preparazione senza difensori: Mario Rui si infortunò quasi subito a Boston mentre Fazio e Vermaelen esordirono solo nell’amichevole di Latina, a una settimana dall’andata del preliminare di Champions; Bruno Peres addirittura più tardi, nella prima di campionato contro l’Udinese.

RISTRUTTURAZIONE – Monchi invece è andato più veloce. Anche nell’assemblaggio delle risorse interne, che per il momento gli bastano. Perso Massara, che ha deciso di seguire il mentore Sabatini, e saltato l’ingaggio di Nereo Bonato, ex ds del Sassuolo, è diventato operativo sul mercato Federico Balzaretti, che ha superato l’esame da direttore sportivo e comunque continuerà a occuparsi dei giovani romanisti in prestito ad altri club. Di lui Monchi si fida molto, tanto che nella doppia operazione Defrel-Pellegrini il suo ruolo è stato importante. In più è stata creata una struttura di scouting che fa capo a tre responsabili. Uno di questi è Simone Canovi, figlio del procuratore Dario; il secondo è Dario Rossi, ex Novara, Palermo e Lazio; il terzo non è ancora stato individuato. Presto poi la compagine manageriale sarà arricchita da due figure non secondarie, Francesco Totti e Morgan De Sanctis, che lavoreranno a stretto contatto con Monchi e con il resto dei dirigenti. Non dovrebbe cambiare infine il settore giovanile, sempre affidato a Massimo Tarantino.

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