Manolas, l’intoccabile

Corriere dello Sport (M.Evangelisti) – È come il pezzo del Lego che si usa sempre e si piazza al centro della costruzione, si debba comporre una nave, un furgone o un paesaggio alpino. Kostas Manolas, condannato a essere se stesso dall’inizio alla fine dell’anno, altrimenti tutto crolla, tutto s’impasta e si sfalda in mattoncini vacuamente colorati. Sin qui l’enfasi. Ma che Manolas debba giocare ancora e ancora e sempre è vero, in questa difesa senza difesa. Non da oggi, peraltro. Da tre anni Manolas deve andare via, da tre anni sta lì a reggere l’architrave come gli atlanti dei suoi antenati. Si scheggia, si crepa e finge anche di crollare, poi miticamente si ricompone e torna lì, mattoncino e pilastro. Nelle tre stagioni alla Roma, prima di questa naturalmente, ha disputato in campionato una media di 31,5 gare complete, dal primo al novantesimo. Pare ancora peggio quanto sta accadendo nell’annata in corso, cominciata tanto per gradire con tre gare ufficiali intere.

Fosse arrivato l’ultimo difensore centrale immaginato, leader, padrino e padrone, Manolas potrebbe fermarsi e riposare, di tanto in tanto. Improbabile ci riesca in questa situazione che contingente non sarà almeno fino al mercato di gennaio: Juan Jesus ha bisogno di sicurezza interiore, Fazio imposta ma pare scavalcabile, Moreno in questo inizio è evanescente quanto una fata morgana. Allorché tutte le fibre muscolari di tutti saranno attive e a regime, allorché gli infortunati risorgeranno, allora la Roma avrà otto difensori validi, con Karsdorp terzino destro di ruolo ed Emerson Palmieri in soccorso di Kolarov, un altro condannato a navigare senza requie. Però al completo la squadra non potrà essere prima di novembre. Allora che le forze del cielo conservino a Di Francesco sia Kolarov sia soprattutto Manolas. L’uomo che da tre anni lascia scadere i biglietti e non parte mai, per fortuna della Roma.

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