Mancini sovverte uomini e convinzioni

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Il Corriere della Sera (M.Sconcerti) – Mancini ha vinto la partita più difficile sovvertendo uomini e convinzioni. A disturbarne la perfezione è stato l’infortunio di Medel che ha aperto un vuoto nel centro-difesa della squadra, a renderla fortunata è stata la voglia di dissesto della Roma davanti alla porta. Non c’è stata superiorità e se c’è stata si è agitata dalla parte della Roma, ma l’Inter ha scelto di giocare nel modo in cui la Roma soffre, senza riferimenti, costringendola a pensare, cosa che non gradisce, preferisce di gran lunga l’istinto di Gervinho, Pjanic e Salah. Il risultato è eccezionale perché per la prima volta qualifica l’Inter come avversario finale. L’Inter non ha niente di grandioso, ma sa come difendersi. Se segna un gol, riprenderla diventa molto complicato. Su 11 partite l’Inter non ha subito gol in 7. Questo è un sintomo di scudetto possibile.

La Roma per contro ha subito reti 10 volte su 11. Molto della realtà del calcio italiano batte ancora su dati come questi. Restano le parate di Handanovic, ma fanno parte della forza dell’Inter. Restano l’assenza di Icardi e un’Inter completamente rovesciata. L’agilità che non ha mai trovato in mezzo al campo, Mancini l’ha chiesta ai suoi trequartisti. La Roma è rimasta soffocata, ha dovuto giocare in modo complesso, l’ha fatto anche bene ma lentamente. L’Inter è stata ubbidiente ed è diventata comunque una grande squadra, l’unica ad aver perso una sola volta su 11 partite. Restano dubbi sulla qualità di fondo, non sulla regolarità, su quella terra di mezzo che incrocia le possibilità con il rendimento, zona in cui l’Inter ha qualcosa di più. Vedremo come reagiranno Napoli e Fiorentina. Restano per ora i due punti secchi guadagnati dalla Juve sulla cima e i tre sulla Roma. Incongrua o meno, questa è la domanda che ci porteremo fino alla fine: dove arriverà la Juve?

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