Mai più così triste e solitario: Roma e Dzeko, ritrovatevi!

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La Gazzetta dello Sport – In fondo, la strada l’ha tracciata proprio lui: «Mai rinunciare a qualcosa a cui pensi ogni giorno», ha scritto Edin Dzeko sul suo profilo Twitter giovedì. Se volesse convincere se stesso, i compagni o i tifosi, non è dato sapere, ma intanto lui il suo messaggio l’ha lanciato. Dzeko non si tira indietro, non molla, nonostante in questi suoi primi 4 mesi romani siano arrivate più luci che ombre. La squadra è lontana parente di quella che, in estate, aveva immaginato e scelto, ma anche lui sembra essere lontano parente di quel giocatore che avrebbe dovuto far fare il salto di qualità al reparto e alla Roma tutta. Sul talento e sulla classe non si discute, ma la partita contro lo Spezia, con quel rigore tirato alle stelle e la sterilità offensiva messa in mostra per 120’, ha segnato uno spartiacque anche per lui: la maggior parte dei tifosi lo adora e lo sostiene — e quel recupero nella propria area al 93’ è rimasto impresso a tutti —, ma adesso il cambio di passo viene chiesto anche a lui. A gran voce.

ATTENUANTI – Di alibi Dzeko ne ha, eccome: un infortunio al ginocchio contro il Carpi, una squadra incapace di produrre un calcio di livello, pochi palloni giocabili, tanta fase difensiva per dover dare una mano ai compagni e il naturale ambientamento in un paese e in un campionato diversi sono alcuni degli aspetti che hanno portato ai soli 3 gol del bosniaco fino a questo momento in Serie A. A questi si sommano i 2 in Champions, per un totale di 5 in 20 partite di cui 18 da titolare. Tradotto, Dzeko segna una rete ogni 4 partite. Pochissimo per un attaccante accolto a Fiumicino con tutti gli onori perché capace di contribuire — e tanto — alla vittoria di campionati da parte di squadre poco abituate a farlo, come Wolfsburg e Manchester City.

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