M5S: «Variante già implicita nella delibera Marino»

Corriere Della Sera (A.Arzilli) – Una verifica sull’iter del progetto «Stadio della Roma» e sugli eventuali rischi in caso di stop in Assemblea. Nonostante il pericolo di una «causa multimilionaria» evocato da Raggi e l’endorsement all’opera dei big M5S, Alessandro Di Battista e poi Luigi Di Maio, i dissidenti grillini in Campidoglio si sono rivolti agli avvocati per capire se si può annullare la delibera di interesse pubblico sul progetto di Tor di Valle. Così ieri in Campidoglio è entrato un faldone coi pareri legali chiesti dai consiglieri M5S per stoppare il piano. Anche se Roma e Parnasi hanno appena rivisto le planimetrie con la sforbiciata di un quarto del cemento. Dopo le scintille nel summit di maggioranza, il fronte anti-stadista del Movimento prova l’ultima carta. Un approfondimento sulle parole della sindaca. Quella maxi causa che Raggi lega allo stop di un percorso «eredità di Marino e del Pd». Un rischio che non convince né la base né alcuni consiglieri, adesso a pressare per il rispetto degli antichi proclama.

E che non convince nemmeno l’avvocatura del Campidoglio, secondo cui il rischio causa sarebbe ridotto e dilatato in una battaglia legale lunga due o tre lustri (nel caso però il Comune dovrebbe congelare 500 milioni sul bilancio come accantonamento per contenzioso). In un esposto presentato in procura il 3 dicembre 2014 anche con le firme di Marcello De Vito, Daniele Frongia ed Enrico Stefano, Raggi definì «scellerata» la scelta dell’area di Tor di Valle. E adesso una porzione della sua maggioranza le chiede conto di quelle parole e spinge per annullare la pubblica utilità prima della conclusione dell’iter in Conferenza dei servizi, il 3 marzo. «Stiamo lavorando in tutte le direzioni», conferma il consigliere grillino Fabio Tranchina uscendo dal palazzo del Comune. E, in effetti, le riunioni sulla questione stadio continuano allargando la forbice tra i due fronti. Da una parte i favorevoli allo stadio, una linea che tiene conto sia dell’opportunità politica di concedere un sì dopo una miriade di no sia delle grane legali per l’eventuale stop; dall’altra gli ortodossi come Maria Teresa Zotta, Cristina Grancio, Andrea Coia, Daniele Diaco e Annalisa Bernabei che, così come la base, il progetto di Tor di Valle non lo vogliono nemmeno a cemento ridotto di un quarto.

Nel mezzo i mediatori Marcello De Vito, Marco Terranova e Pietro Calabrese. Ma di sicuro l’assenza di una posizione unica induce Raggi a fare i calcoli in funzione dell’eventuale variante al piano regolatore. La Roma e Parnasi, del resto, hanno portato in Conferenza dei servizi il parere dell’avvocato Angelo Clarizia, uno dei massimi esperti in diritto amministrativo, secondo cui la variante è implicita, conseguente «all’approvazione del progetto preliminare ad opera del Comune». Per Raggi, che oggi alle 16 saluterà i suoi supporter («Virginia non sei sola») sotto al Campidoglio, potrebbe essere una scorciatoia per bypassare lo scontro interno. Ma ai piani alti del M5S, da dove è arrivato l’input a trattare con i proponenti, il problema è un altro: sostenere il progetto con la variante o lasciare che l’iter si completi senza firme M5S? Nel secondo caso, però, l’ok allo stadio non avrebbe il valore politico di un sì. Intanto l’urbanista Lucina Caravaggi è stata contattata per sostituire Paolo Berdini.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti