Corriere dello Sport (Ant. Gio.) – Si può scherzare con il fuoco, mica con Romelu Lukaku: che sia una partita vera, che sia finta, che sia dimostrativa, meglio non farlo arrabbiare, perché fin quando non è finita, il bomber ch’è in lui qualcosa si inventa. Il 75esimo anniversario dell’Al-Shabab pareva ormai prossimo ad un solenne festeggiamento, vuoi mettere un pareggio con la Roma.

Ma Big Rom s’è stufato di starsene in disparte, perché dieci-undici ore di volo in una giornata e mezza qualcosa devono pur concederti in omaggio, ed ha fatto da sé. Un pallone che ondeggia nell’aria, qualcosa che sembra sappia di niente ed invece per saziarsi basta e avanza: pam, s’è sentito come uno sparo nel silenzio, Roma 2, Al-Shabab 1, perché vincere (pure in amichevole) aiuta a vivere meglio. Certe serate vanno sfruttate per capire, per provare per ispezionare dentro se stesso e Daniele De Rossi, avendo (giustamente) la Salernitana in testa ha fatto quel che ha potuto ed ha dovuto: Roma equilibrata nel suo 4-3-3, poi turnover a gara in corso, così da non ritrovarsi a imprecare al vento.

Però mica si và in Arabia per passeggiare o per prendersi il cachet e in questa fase della vita in cui è necessario “indagare”, che si proceda: Zalewski subito alto a sinistra, un bel po’ di bambini da scrutare – Golic, Nardozi, Mannini e Reale (17 anni), Joao Costa (18), Pisilli e Pagano (19), – poi Cristante centrale difensivo, e comunque sempre il rigoroso ordine di chi ne ha bisogno. La Roma ha tirato fuori ciò che aveva, per un po’ ha faticato e pure tremato (22′, Belotti travolto da Al-Absi in uscita), un po’ ha barcollato (25′ Svilar su un divertente Carrasco), un po’ ha sbagliato (43′ Joao Costa e 45′ Celik) ma poi ha messo in chiaro ciò che le passava per la testa. E (10′ st) s’è goduto Joao Costa, che l’ha sistemata di prepotenza sul palo lontano.