Il Messaggero (G. Lengua) – Cinque gol nelle sue ultime sei presenze nella Roma, una media di 0.87 reti a partita (considerando anche l’Europa) e un impatto all’esordio che lo rende secondo solo a Batistuta (8 gol). Tutto questo è Romelu Lukaku, l’attaccante che ha cambiato il volto della squadra trasformandola in cinica. Le difficoltà a segnare dello scorso anno sono solo un brutto ricordo, in questa stagione con Lukaku è tutto più semplice. I gol sono la componente determinante e più visibile del suo apporto alla causa giallorossa, ma tutto il lavoro sporco che fa in campo è qualcosa di raro e inedito. Sponde spalle alla porta, inserimenti, tiri dalla distanza e affondi in velocità, Romelu è questo e tanto di più.

Le difese non riescono a marcarlo, per riuscire a levargli palla devono fargli fallo e a volte nemmeno basta. Ha preso per mano la squadra, ma guai a dirgli che è tutto merito suo: “È merito della Roma. Abbiamo voglia di far meglio per i nostri tifosi, per la citta. Abbiamo un popolo intero dietro di noi”. Generoso nelle parole, ma anche in campo. Un leader nemmeno troppo silenzioso, parla in continuazione con tutti i compagni, anche a muso duro. L’esperienza lo aiuta tantissimo nella gestione dei rapporti. E quando in estate mezza Europa non faceva altro che parlare di lui, si è allenato in silenzio per farsi trovare in forma impeccabile a fine agosto: “Sono un professionista. Ho lavorato quest’esta te mentre la gente parlava. Lo dimostro in campo quello che so fare”.