Gazzetta dello Sport – Ultima spiaggia Luis Enrique: «Tifosi, aiutateci»

Alza la voce, scandisce le sillabe, ripete una, due, tre volte: «Io vado a la-vo-ra-re». E beato Luis Enrique che un lavoro ce l’ha, pure ben pagato, oltretutto con la certezza che non lo licenzieranno mai, nemmeno per giusta causa. Lui, di certo, non si dimetterà, né oggi né domani, almeno finché non scoprirà che «la squadra non mi segue». Ma al tifoso romanista al momento un tantinello arrabbiato, il Luis Enrique di ieri, nella versione gran lavoratore convinto di fare le fortune della Roma, ha urtato ulteriormente il sistema nervoso. «La-vo-ra-re? No, di-met-ter-si!», il commento più gettonato nei blog.

Quante bugie E questo nonostante l’appello ai tifosi a unire le forze contro i giornalisti brutti e cattivi (visto e rivisto, Luis). «Romanisti, stateci vicini, anche se non lo meritiamo. Non credete a quello che scrivono i giornali, non è vero che i giocatori litigano nello spogliatoio. Sono tutte bugie, tutte cazzate ». Sicuro? Siamo arrivati al paradosso che la gente crede più ai giornalisti, e vedremo quale sarà l’accoglienza dell’Olimpico stasera, e se il dato dei paganti sarà davvero il più basso della stagione, come minaccia la prevendita. È calata una certa indifferenza intorno alla Roma. Se batterà o meno l’Udinese, a quanti importa? Chi crede ancora al terzo posto? E chi si esalta per un piazzamento in Europa League? L’anno prossimo, probabilmente, questa squadra esploderà, ma oggi? «Io ancora ci credo, ho questa presunzione – proclama Luis -. Certo, la classifica dice che da tanto tempo siamo sesti e lì resteremo se nelle prossime partite non invertiremo la rotta. Fin qui, ogni volta che siamo stati vicini al terzo posto, abbiamo fatto una figuraccia. E abbiamo dato il meglio di noi solo nei momenti più difficili. Questo, ammetto, è difficile da comprendere. Ma i ragazzi – e qui Luis Enrique rialza la voce – stanno facendo un lavoro importantissimo, diventeranno un grandissimo potenziale. Sono orgoglioso di loro. Non li massacrate, lasciateli in pace, prendetevela con me. Il colpevole di tutto questo sono io».

Paragoni scomodi Apprezzabile l’onestà con cui ammette i propri errori, salvo fare una parziale retromarcia qualche battuta dopo. «Dite che questa stagione è un fallimento?  – sorride Luis Enrique – Sarebbe troppo facile per me ricordarvi quanto ci ha messo Cruijff a vincere col Barcellona o Ferguson col Manchester». Sarebbe ancor più facile ricordargli l’Allegri di un anno fa o il Conte di quest’anno. Ma sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Gazzetta dello Sport – Alessandro Catapano

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