Aveva sperato di vincere il suo primo derby, allungando la striscia vincente che gli ha permesso nell’ultimo mese di allontanare molte polemiche e respirare un po’. Ed invece, alle fine, Luis Enrique se ne torna a casa a mani vuote, magari pensando cosa sarebbe successo senza quell’ingenuità di Kjaer. «Mamma mia, che finale. È un peccato per noi, per come era andata tutta la partita. Eravamo convinti che oramai fosse un pareggio, non abbiamo avuto la fortuna giusta» ha detto il tecnico.
Altalena Già , ma la Roma vista nei primi 15′ è stata molto diversa da quella del resto della partita. «È così, nel primo tempo dovevamo essere più cattivi — ammette Luis Enrique —. Abbiamo iniziato bene, con possesso palla, inserimento delle punte e delle seconde linee. Ma dopo non siamo riusciti più a giocare la palla come volevamo, soprattutto quando la pressione della Lazio è aumentata, non siamo più riusciti a salire ed a giocare la palla. Noi siamo una squadra che deve fare questo, dobbiamo lavorare di più su questo aspetto». E Kjaer? Pensando a Burdisso fuori, magari qualche pensiero viene. «Nicolas veniva da un viaggio incredibile — continua l’allenatore — È normale che quando si perde, si pensi sempre a chi non gioca, ma dopo le partite è facile parlare». Chiusura con fair play su Tagliavento. «Non parlo mai dell’arbitro, è già difficile fare l’allenatore. Posso solo dire che quando siamo rimasti in dieci, abbiamo giocato con il 4-3-2 per provare ancora a vincere. Intanto sono già pronto per il derby di ritorno».
Rabbia – Se Luis Enrique glissa, i giocatori della Roma non ci pensano neanche un attimo. «Dopo i furti non ho voglia di parlare», sono le uniche frasi di Pizarro. La stessa amarezza di Daniele De Rossi: «Non voglio recriminare sull’arbitro e sui laser (a Stekelenburg, ndr) lo lascio a loro (i laziali, ndr). Dico solo che Tagliavento è il miglior arbitro d’Italia. Certo, però, visti i precedenti non è stata una designazione fortunata». Poi la partita: «Sto malissimo, perdere così fa male. Abbiamo perso la possibilità di andare a pochi punti dalla vetta — continua De Rossi —. È cambiato tutto quando siamo rimasti in dieci, non riuscivamo più a tenere la palla. Non è la prima volta che mi capita di perdere un derby, ma questo è il prezzo da pagare quando ne vinci tanti di seguito». Tra le note belle, il quarto gol consecutivo di Osvaldo (l’ultimo della Roma a fare tanto fu Vucinic nel 2007-08, il record assoluto è di Volk, in gol per 7 giornate nel ’30-31) e quell’esultanza con maglietta («Vi ho purgato anche io») «made in Totti». «No, non me l’aveva data Francesco, gliel’avevo promessa io — dice l’attaccante —. Era una dedica per il nostro capitano». Alla fine, inutile.
Gazzetta dello Sport – Andrea Pugliese
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