Ludogorets-Roma 2-1, le pagelle: Mancini, Smalling ed Ibanez in gita. Dybala unica Joya, Belotti stonato. Pellegrini morbido

Pagine Romaniste (R. Gentili) – Frastornata dai quattro colpi inferti dall’Udinese, la Roma viene travolta in pieno viso dai diretto bulgaro. I giallorossi cadono, di nuovo. Anziché essere la partita della rinascita, la prima gara di Europa League porta la squadra di Mourinho sulla soglia del deragliamento.

Mourinho aveva rammentato che partire bene fosse importante. Succede tutto l’opposto. La “squadra cattiva” annunciata in conferenza è persa nelle proprie inquietudini ed in un clima che probabilmente non è sereno come prima. Il Ludogorets ha qualche buona individualità, ostacolata da un campo al limite dell’indecenza, ma ha più fame. La sveglia suona sul calar di una partita dai ritmi che dire lenti è poco.

I cambi si rivelano nemici. La difesa riesce nell’arduo compito di rizollare il campo per l’avanza di Cauly: Mancini scappa all’inseguimento dell’avversario, Smalling è con la testa altrove, magari alla notizia della morte della Regina, e il brasiliano-tedesco batte l’esordiente Svilar. La reazione, a differenza di Udine, c’è. È uno tra gli uomini meno attesi a pareggiare: di testa Shomurodov (86′) fa respirare. Ma il sospiro di sollievo si trasforma in un singhiozzo di paura, indotto dal repentino vantaggio di Nonato (88′).

Il reparto difensivo si scolla – come tutta la squadra –  nel finale, ma a preoccupare è quello offensivo. Belotti, tra possibile emozione e sicura assenza di forma, vagheggia; Pellegrini crea qualcosa e sciupa. Resta dunque Dybala, che da solo – con gli avversari pronti a saltargli addosso al minimo accenno – poco può. Matic-Cristante è coppia da inserire alla fine, magari per conservare il risultato. Sono, e torniamoci a ripetere, troppo simili. Si finisce per creare vuoti immensi.

LE PAGELLE 

Svilar 5,5 – Mostra coraggio e personalità uscendo dall’area e respingendo – bene – di testa; meno preciso quando rinvia con i piedi. Che fa rimanere piantati a terra quando Cauly lo batte.

Mancini 4 – Segue l’uomo di competenza e lascia spazio a Cauly. Fino a quel momento era stato tra i più solidi. Presa la targa di Despodov, che se ne va con facilità ad inizio partita, e poi non ha più grattacapi. Capo che alza per sciogliere i nervi tesi della soporifera manovra e provare ad imbastire pericoli. E quasi vi riesce, ma – come ad Udine – la consueta girata di testa va a finire di nuovo sul palo. (Dal 77’ Volpato sv).

Smalling 4 – Danza su se stesso all’avanzare di Cauly. Prima aveva sgomberato l’area dagli oggetti indesiderati che i bulgari hanno provato ad inserire. Uno quasi gli scivola dalle mani: provando ad allontanare di tacco, la palla si alza ma non in maniera pericolosa. Pericolosa è invece la situazione in cui la Roma è andata a finire. E in cui c’è anche lui.

Ibanez 4  Sfoggia un nuovo taglio di capelli ed una prestazione scomposta. Si butta a terra, lasciando lo specchio della porta necessario al raddoppio.

Celik 6 – Karsdorp, inciampato in errore e fermato dal fastidio al ginocchio, gli concede la seconda titolarità. Raccoglie la possibilità e colleziona un altro gettone da inserire nella scatola buona. Con il tempo la manovra si sposta dalle sue parti, dalle quali non nascono pericoli concreti. Almeno offensivamente, perché difensivamente si perde due volte l’avversario, mettendo a repentaglio il risultato. Compromesso successivamente, ma poco ha da imputarsi. (Dal 67′ Spinazzola 5 – Esce male sul raddoppio).

Cristante 5 – Lento a leggere l’imminente pericoloso, i ritmi tediosi sono ideali per le caratteristiche, sfoggiate con coperture e passaggi sì giusti, ma che mai superano la soglia dell’ordinario (Dal 78’ Bove 6 – Per ora è visto come pedina da inserire in corsa. E funziona: avvia il pari).

Matic 6 – Impiega i primi minuti per cercare ed assestarsi in una zona di campo da cui ordinare la manovra. Come Bryan, nell’evoluzione delle idee è agevolato dall’andamento lento della serata bulgara. A differenza del compagno, però, azzarda qualcosa in più. Si spegne lentamente, ma l’età è quella. (Dal 78′ Camara 5,5 – Sfiora il raddoppio, ma permette quello bulgaro rimanendo fermo).

Zalewski 5 – Oltre a Svilar, è l’altra scelta tecnica di Mourinho. Le decisioni giuste le fa anche lui, facendo scorrere con souplesse i palloni che scorrono sul rullo di sua competenza. Preme il tasto sbagliato alla mezz’ora effettuando con leggerezza un appoggio: è bravo a risolverlo da sé e subito. Si blocca sul vantaggio.

Pellegrini 4,5 – Di tutti i tentativi, quello buono arriva la fine. È l’assist dell’illusione di Shomurodov. Messo davanti a Padt, però, preme troppo l’acceleratore mandando alto il maldestro pallonetto. Pesa, e quanto, l’errore. Fatica a dialogare con i compagni.

Dybala 6 – Unica Joya. In una Roma che dorme, c’è lui a controllare e reggere finché può la casa giallorossa. Esca e riferimento: Pellegrini prima gli ruba il pallone nel bel mezzo di un assolo di tecnica, poi non ha il buonsenso di custodire come si deve l’assist infiocchettato che gli regala. Cala ma resta a galla. Va a terra negli ultimi minuti: l’inglese Pawson non fischia rigore.

Belotti 4 – Invitato per la prima volta su un vero palcoscenico europeo, la platea non riesce ad udire il canto del Gallo. Dalla cui bocca escono parole confuse e non a tempo. Ogni palla gli rimbalza sui piedi. Va in panchina rammaricato dopo un anonimo debutto da titolare. E minuti in più. (Dal 67’ Shomurodov 6,5 – Rimasto in maglia giallorossa, indossa quella che celebra la vittoria della Conference. Non utilizzato in campionato, Mou lo chiama in causa in Europa. È di casa e, come lo scorso anno, segna in Europa. Ma a poco vale).

Mourinho 3 – Mantiene la parola. “Non risparmio giocatori per il campionato” e così è stato. Ma se questa è la Roma arrabbiata c’è da preoccuparsi. E sì, due rigori – quantomeno quello finale su Dybala – mancano.

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