Lucio sempre acceso: «Totti non è la Roma»

conferenza spalletti

Il Messaggero (S.Carina) – Il problema è sempre il solito. Finché Spalletti parla di calcio, motiva le sue scelte dal punto di vista tecnico (come nel caso dell’utilizzo di Zukanovic a Bergamo) risulta impeccabile.Poi, quando il discorso scivola su Totti, c’è sempre il quid in più. Quello del quale si potrebbe fare a meno che invece diventa, suo malgrado, la miccia per continuare a parlare non dell’impegno di questa sera col Torino ma di una questione che sta logorando la squadra, i diretti protagonisti e la piazza. È la mezza frase quando meno te l’aspetti, frutto di una comunicazione che all’improvviso diventa troppo muscolare, che inevitabilmente fa ripartire il carrozzone dei pro e contro, dei difensori d’ufficio e di chi, dopo aver gioito per 23 anni delle gesta del capitano, si è riscoperto novello Robespierre.

NERVO SCOPERTO – Puntualmente anche ieri è accaduta la stessa cosa. Lucio è perfetto nei primi 10 minuti. Risponde, fa autocritica («Ripensandoci il giorno dopo, si possono fare scelte sbagliate come toni e tempistiche»), si sforza di rimanere calmo anche quando un paio di domande lo punzecchiano. È un piacere ascoltarlo quando spiega l’errore della squadra sul primo gol subito con l’Atalanta. Anche sulla frase incriminata («Totti salva la Roma») che lo ha fatto tanto arrabbiare, regala il suo punto di vista. Condivisibile («Perché quando parlate del gol di Francesco non parlate dell’azione di Perotti, del movimento di Dzeko, dei contrasti spaccagambe di El Shaarawy?») se ci si mette nei panni di un allenatore. Un po’meno considerando la sintesi giornalistica di una domanda posta a fine partita in tv o il titolo di un quotidiano. Poi, dopo che già ad un quesito sul mancato impiego di Keita aveva virato da solo su Totti, all’improvviso scivola: «Io ho un capitano ma ho anche una squadra. Abbiamo vinto delle partite anche senza di lui e si parlava sempre di Francesco. Lui non è la Roma. Non ho né padre, né madre, né parenti, né sentimenti quando faccio la formazione. Io penso solo a far vincere la Roma e penso a tutti i miei calciatori. Mi dispiace per lui se la interpreta diversamente, ma non è un problema mio. Non nostro».

ULTIMATUM A DZEKO – La questione-Totti rimane un nervo scoperto. Singolare anche l’inversione a U su Dzeko. Domenica, provando a difenderlo, aveva accusato la piazza per il dualismo creato con il capitano. Ieri, suo malgrado, cercando di pungolarlo rischia di averlo caricato di ulteriori pressioni: «Ora dipende solo da lui, non c’è più tempo. Semi fa vedere di essere la punta che è bene, altrimenti io faccio altre attenzioni». Del resto Lucio ha le idee chiare:«Sono qui per far rispettare le regole. Anche perché rimango». Chi ce la fa, lo segua.

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