Lotti: “Impianti in Italia? Soffriamo un gap di 20 anni nei quali non si è mai investito. Fino ad oggi il sistema Serie A non ha avuto un’organizzazione chiara” – VIDEO

Pagine Romaniste (da Capri L.Colasanto) – Luca Lotti, Ministro dello Sport, è intervenuto durante il 32° Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria ed ha parlato anche della situazione stadi in Italia. Queste le sue parole:

Perché è così difficile questa sfida degli impianti in Italia?
Soffriamo un gap di 20 anni nei quali non si è mai investito su impianti privati o pubblici. Non si è investito perché le norme sono complesse e difficili. Ne sa qualcosa Baldissoni che è in una diatriba che mi auguro arrivi a conlcusione tra qualche giorno, ma quanto è durata?

Baldissoni: “5 anni”.

Allora è per questo che vogliamo rilanciare gli investimenti privati e pubblici, anche per gli stadi ma in tutte le infrastrutture sportive che abbiamo inserito nella manovrina, una norma molto forte che va a migliorare, mi consenta questo termine il Sindaco Nardella che aveva previsto la legge, che porta il suo nome, sulle infrastrutture sportive. Mancava di una parte, la bancabilità dell’opera, perché voi sapete quanto è importante scontare una bancabilità di un progetto in banca, e questo sarà fattibile grazie a questa norma che garantirà il diritto di superficie su quello che andrai a costruire e realizzare come investimento privato. In più il dimezzamento dei tempi delle Conferenze dei Servizi anche qui Baldissoni sa quanto sta durando e quanto sia lungo l’iter della Conferenza dei Servizi dell’approvazione finale del progetto. I tempi grazie a questa norma, che abbiamo inserito in finanziaria, prevede un dimezzamento delle procedure con un unico parere in comune che dimezzerà non solo i tempi ma anche le procedure. Poi abbiamo reso possibile dare intorno all’infrastruttura, che può essere un palazzaetto o uno stadio di calcio, una percentuale di superficie dedicata solo, ed esclusivamente, all’utilizzo della società sportiva per fare merchandising, per fare brand, quello che fanno negli altri stadi in Europa, in Inghilterra. Abbiamo copiato, quando una cosa funziona non mi vergogno a dire che l’abbiamo copiata dall’estero e che magari funzionerà presto anche in Italia. E dall’altro lato l’investimento pubblico. Abbiamo investito nel Governo Renzi i primi 100 milioni di euro nel bando sport e periferie per le infrastruttrure sportive. Abbiamo inserito, per quest’anno, ulteriori 100 milioni di euro nel nuovo bando sport e periferie per andare a completare tutte quelle infrastrutture o cattedrali nel deserto che vediamo magari nei servizi di Striscia la Notizia o di altre TV nazionali che ci fanno vergognare di avere impianti o non conclusi o che cadono a pezzi. Allora accanto all’investimento e all’aiuto verso l’investimento privato, noi vogliamo mettere un ulteriore passo in avanti di ulteriori 100 milioni nel bando sport e periferie e finanziare dal primo gennaio 2018, abbiamo inserito questo fondo stabile/strutturale nei prossimi anni.

Perché è così difficile vendere i diritti della Serie A all’estero?
Perché fino ad oggi il sistema non ha avuto un’organizzazione chiara. Abbiamo affrontato la parte infrastrutturale, abbiamo stadi dove andarci è complicato perché la famiglia non va allo stadio, non porta il figlio allo stadio. Uno dei problemi lo abbiamo provato a risolvere con il superamento della Tessera del Tifoso. Tu puoi comprare un biglietto di una partita di basket al mattino e pomeriggio ma non potevi comprare un biglietto per andare a vedere una partita di calcio. Oggi, con il superamento della legge sugli stadi della Tessera del Tifoso, questo è possibile. Poi ci sono altre due considerazione da fare: la governance sulla Lega di A, finalmente. Grazie anche al lavoro che ha fatto Baldissoni e altri amministratori delegati siamo arrivati ad avere uno statuto e finalmente la Lega di A ha una governance. La Lega di A produce un fatturato di oltre un miliardo, non ha avuto fino ad oggi un amministratore delegato, non ha avuto fino ad oggi qualcuno che andasse a vendere il prodotto all’estero e in Italia. Per me è imbarazzante, è paradossale. E’ incredibile pensare ad un’azienda che fattura un miliardo ed oltre e non ha qualcuno che va a vendere questo prodotto. Lo abbiamo già visto nei primi giorni del nuovo clima, della nuova organizzazione della Lega di A e della governance all’estero i diritti quanto sono aumentati?

Baldissoni: “Più 98%”.

Solo e semplicemente facendo conoscere al mondo che vende i diritti che anche la Lega di A, finalmente, sarà dotata di un nuovo Presidente, di un nuovo amminstratore delegato con pieni poteri per andare a vendere il mondo del calcio che non ha niente in meno rispetto al campionato spagnolo, a quello tedesco o a quello francese, gli manca organizzazione. Terzo pilastro la riorganizzazione della legge Melandri: come i diritti televisivi vengono spartiti all’interno delle squadre di Serie A. A questo abbiamo posto rimedio nella legge di stabilità, tra qualche giorno usciranno queste novità, saranno dei criteri misurabili anche sui punti in classifica e non semplicemente sul bacino di utenza o sulle telefonate di quanti spettatori o tifosi hanno le varie squadre di calcio della Serie A. Questo garantirà un campionato più equo, un campionato dove la spartizione, la ripartizione dei diritti può essere fatta con criteri misurabili basati dall’attualità, da quanto tu hai realizzato come classifica e come impegno, quanto hai realizzato nell’ultimo anno e una percentuale un pochino più equa tra le squadre. Io penso che questi tre pilastri insieme: il ragionamento infrastrutturale, la riorganizzazione della governace di A e i creteri più equi con i quali si ridistribuiscono i diritti televisivi possono comportare e dare al nostro campionato quel salto di qualità che rispetto agli altri campionato abbiamo necessità di fare.

Bisogna creare un campionato tra le migliori squadre europee per raccogliere i diritti e non difendere del passato piuttosto indebolito come il nostro campionato?
Il parallelo è legato al numero di spettatori, in America sono notevolmente di più e io sono personalmente ancorato al ragionamento e al racconto del nostro campionato. Per quello che dice lei c’è la UEFA, la Champions League, c’è il campionato che viene fatto tra le migliori squadre in Europa, tra chi vince i campionati e poi va a contendersi la Champions League o va a in UEFA. Io sono legato invece al nostro calcio, credo nel prodotto del nostro calcio che era, dieci anni fa, il migliore anche rispetto agli altri campionati, che oggi ha perso questo appeal. Credo che in questo modo si recuperi questo appeal e che ci possa essere da una parte il racconto di un campionato di calcio di Serie A diverso, dall’altra quello che dice lei realizzato grazie alla Champions League, grazie alla UEFA e grazie alle altre competizioni europee internazionali.

Quali sono i rischi negli investimenti stranieri nel nostro calcio?
Io non sono contrario all’investimentro straniero, posso avere un po’ di nostalgia per l’Inter di Moratti, per il Milan di Berlusconi o per altre proprietà del passato italiane. Però credo che sia giusto che questi investimenti vengano accolti e che non ci sia niente di particolare, che siano dei proventi legittimi e che siano investiti in un certo modo in Italia. Importante è che queste presidenze, queste proprietà, continuino a fare l’interesse dei tifosi e dei cittadini, l’interesse dello sportivo. Quando Baldissoni parlava di tradizione, di storia del nostro campionato, noi non possiamo far venir meno 60 anni di campionato di calcio di Serie A che gioca a Crotone, ad Avellino, ad Empoli, a Bari, così come nelle grandi città italiane. Allora quello che mi interessa, quello che mi auguro e che spero per gli investimenti stranieri in Italia, per le grandi presidenze come quella della Roma è che si faccia comunque l’interesse del calcio italiano, l’interesse dei cittadini e degli sportivi, dei tifosi che devono continuare a vedere la propria squadra in continuità ad un passato magari che non c’è più ma ad un pubblico che vuole rimanere collegato all’attrazione, al tifo e a quella positività come aveva sempre visto negli anni passati.

Qual è l’evento più inatteso che ha affrontato?
La carenza di interesse o di cura che il mondo dello sport ha avuto negli ultimi 20 anni. E’ paradossale, può sembrare strano, si ti propongono di fare l’Assessore allo Sport in un Comune sei contento perché vedi subito il ritorno elettorale. In realtà ho vissuto esperienze col mondo del Comitato Paralimpico piuttosto che con le Federazioni meno blasonate e con meno iscritti, vedere il Ministro dello Sport occuparsi di sport è sembrato strano, quasi un miracolo, quasi un qualcosa che non avveniva nel passato. Probabilmente gli ultimi 20 anni di Governo, di centrodestra e di centrosinistra, non si sono mai occupati di sport e allora mi ha colpito trovare e vedere un’attenzione particolare, anche solo e semplicemente andando a fare una premiazione o andando ad ascoltare una tavola rotonda sullo sport e che riguardava in particolare una disciplina specifica. Quindi mi ha colpito la carenza di tradizione che la politica, a tutti i livelli, nel corso degli anni non ha dedicato al mondo dello sport.

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