Leo, ecce homo

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Il Messaggero (S.Carina) – Gioca con le parole come il pifferaio di Hamelin faceva con le note, incantando chiunque le ascoltasse. E quando me te lo aspetti, tra un sorriso, una battuta e una spiegazione tecnico-tattica, Spalletti regala la notizia: «Castan? So quello che è successo a Leo. Prima nell’allenamento gli ho chiesto ‘Come stai?’. E lui mi ha risposto: ‘Bene’. Allora gli ho detto: ‘Se ti faccio giocare domani?’ Mi ha replicato: ‘Vedrà che prestazione che faccio’. Le altre notizie fanno comodo. Lui si è allenato, ha fatto tutto bene in questi giorni, le risposte sono sul campo, sulla pratica». Tradotto: il brasiliano oggi partirà titolare. Perché Spalletti, a differenza di Garcia, non è un allenatore che fa pre-tattica. L’aver poi rivelato un retroscena del genere, del quale il diretto interessato è venuto subito a conoscenza, certifica una decisione già presa.

LA RINASCITA FRENATA – Torna dunque Leo dal primo minuto. Ed è una sorpresa fino ad un certo punto. Perché se nella prima Roma targata Spalletti il regista difensivo era Chivu, in quella odierna non poteva che essere Castan. Mancino come il romeno, è l’unico attualmente in rosa che può svolgere questo ruolo. Manolas e Ruediger sono due marcatori, Gyomber sinora è stato impiegato in mediana. Tocca quindi all’ex Corinthians. Quel «magari», rispondendo su Twitter ad un tifoso che si augurava un suo impiego continuativo per 5-6 gare, all’improvviso sembra lontano nel tempo. E invece non sono trascorsi nemmeno 10 giorni. A dimostrazione di come la vita cambia in un attimo. E come lo era stato in negativo in quel maledetto intervallo di Empoli (settembre 2014), ieri lo è stato in positivo. Castan si riprende la maglia da titolare lasciata ad altri per un brutto scherzo del destino che ha minato prima le sue certezze di uomo e poi di calciatore. In questa stagione ha faticato, raccogliendo le briciole: 314 minuti in campionato (frutto di 4 presenze), non è mai impiegato in Champions e ha strappato la maglia da titolare nel flop in coppa Italia con lo Spezia. Poco, troppo poco per chi si sente e vuole dimostrare con i fatti di essere tornato un calciatore a tutti gli effetti. A tal punto che nelle scorse settimane è entrato nell’ufficio di Sabatini e ha chiesto, a malincuore, di essere ceduto in prestito a gennaio. Il ds ha detto di no e gli ha chiesto di pazientare. Forse, all’epoca, nemmeno lui poteva immaginare che sarebbe arrivato Spalletti. L’allenatore toscano è stato bravo e ha ragionato da fine psicologo: dove non possono arrivare le gambe, può la testa. E se c’è una possibilità di recuperare il difensore, è quella di dargli subito fiducia. Una mossa semplice, se vogliamo anche rischiosa (in effetti il brasiliano quando è stato schierato non ha mai convinto) ma intelligente. Perché così facendo, oltre a recuperare psicologicamente un atleta, Spalletti si è portato dalla sua parte uno dei leader dello spogliatoio.

CACCIA AL POSTO FISSO – Oggi Castan si gioca molto. Deve regalare la sensazione (e la prestazione) che le remore avute sul suo conto da parte di Garcia erano sbagliate e infondate. Non sarà facile, perché le volte che sinora è stato impiegato è sembrato (giustamente e ragionevolmente) in difficoltà. Non è un caso che la Roma si sia mossa già prima di Natale, continuando poi negli ultimi giorni, alla ricerca di un centrale. Inizialmente chiedendo all’Empoli Tonelli, poi parlando con il Sassuolo per arrivare ad Acerbi. Due calciatori in ascesa, bravi con i piedi, proprio come Leo. Che se però torna quello del primo anno con Garcia, quando faceva coppia con Benatia, non faticherebbe a relegarli entrambi in panchina. Intanto se n’è andato Cole, ha rescisso il contratto (500 mila euro) con la Roma: è atteso dai Los Angeles Galaxy.

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