Le sette cugine e l’effetto dei cinque cambi

La Repubblica (P.Condò) – La Juventus è sopravvissuta ad una domenica strana, con una Roma superiore e ruggente, giustamente in vantaggio alla fine del primo tempo e con la grazia dell’uomo in più allo scadere dell’ora di gioco. All’espulsione di Rabiot però sono stati i giallorossi ad uscire dal campo e i bianconeri hanno saputo mantenere la ferocia di chi sa sfruttare il minimo appiglio per rilanciarsi. Juve in 10 e Roma impaurita e il fischio finale è stato accolto con maggior sollievo da Fonseca che da Pirlo. C’è stato un tempo, alla fine degli anni ’90, in cui lo scudetto era a tal punto contenibile da parlare di “sette sorelle”, le squadre che in qualche modo partivano col massimo obiettivo in testa. La partenza di questo campionato ci permette di individuare un mazzetto di cugine, le prestazioni delle iscritte alle coppe sono state incoraggianti. Il tema degli organici profondi è il denominatore comune, il vantaggio dei club facoltosi è evidente, e forse solo Lazio e Roma hanno una panchina inferiore.

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