La Roma scopre un lato B che non piace a nessuno

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Forse avevano ragione i tifosi di un tempo che fu quando ripetevano come un mantra: «La Roma non si discute, si ama». Può essere che agli appassionati convenga fare così perché in effetti i giallorossi sembrano affetti da una schizofrenia ricorrente, se è vero che lo stesso gruppo chiamato domenica a giocare per il primo posto in campionato, in Champions League è malinconicamente ultima in un girone niente affatto insuperabile.

L’ACCUSA – Facile individuare il male niente affatto oscuro, ovvero la difesa, che ha subito 18 gol tra campionato (10) e Champions (8) in appena 11 gare (rispettivamente 8 e 3). Le parole di Arrigo Sacchi in tv, che ha parlato di «scarsa organizzazione» della linea difensiva hanno ribadito un concetto che a Trigoria sussurrano da tempo. Cioè che la squadra in retroguardia va avanti grazie più al talento individuale che a meccanismi collaudati. Tra social e radio, il colpevole manco a dirlo è risultato Rudi Garcia. L’allenatore francese ha spesso parlato di mancanza di equilibrio come di errori individuali, ma lo stesso Sacchi ha spiegato come sia più facile commettere questo tipo di errori in presenza di una organizzazione lacunosa.

Nello spogliatoio tutti sanno, però, come sarebbe ingiusto dare tutte le colpe all’allenatore. La costruzione della difesa sul mercato è apparsa deficitaria, tanto più che si sapeva come non ci fossero certezze su Castan, mentre Rüdiger appare ancora acerbo. Non basta. A sinistra, con Cole fuori rosa ed Emerson oggetto misterioso, Digne è costretto agli straordinari, mentre a destra proprio le tante lacune hanno messo per ora in sordina l’esperimento di Florenzi terzino. Certo, nell’etere rimbalza sempre il concetto che in presenza di tanti attaccanti, l’involuto Iturbe sia stato pagato più di quanto sia stato incassato per la cessione di Benatia.

E qui si apre un altro fronte, quello della personalità che manca alla squadra. Sia a fine partita che ieri Garcia ha ribadito che vuole «più concentrazione », ma in campo parlano solo De Rossi e Pjanic; il portiere Szczesny, incerto, non guida la difesa come faceva De Sanctis, mentre i continui cambi di formazione non assegnano la leadership della retroguardia a nessuno di fisso (se c’è De Rossi tocca a lui, altrimenti guida Manolas). Logico però che il mercato ha dei vincoli finanziari stringenti e così ieri «Il Sole 24Ore» ricordava come, in mancanza di una ricapitalizzazione, le risorse verranno reperite dal mercato. Come dire, un approdo agli ottavi aiuterebbe e non poco i conti del club.

LA DIFESA – Di contro, da Trigoria filtra come il gioco abbia soddisfatto la dirigenza, senza contare che l’attacco macina senza pausa, visti i 27 gol segnati (20 in campionato e 7 in Champions). Tutto questo, senza poter contare stabilmente su uno come Dzeko che dovrebbe essere il valore aggiunto. In ogni caso, in attesa del centravanti, Salah e il ritrovato Gervinho stanno facendo bene, senza contare la vena straordinaria di Pjanic che, oltre a segnare in proprio (5 le reti finora), sta mettendo a posto una delle lacune mostrate nelle scorse stagioni dalla Roma: la pericolosità sui calci da fermo. Al momento infatti i gol arrivati su sviluppi da calci pazziati sono già 11 (anche se 4 su punizione). Per questo anche ieri Garcia ai suoi ha detto: «Non facciamo drammi. Stiamo facendo anche cose positive. Domenica ci giochiamo il primo posto e il passaggio del turno è possibile. Insomma, il futuro è nelle nostre mani». Vero. Basta non sciuparlo.

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