La madre di Zaniolo: “Nicolò più forte dei cori volgari, è felicissimo di giocare nella Roma”

Francesca Costa, madre di Nicolò Zaniolo centrocampista della Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni al quotidiano Corriere dello Sport. Queste le sue parole:

Signora Costa, Torniamo a domenica?
Per dire cosa?

Beh, per un commento sugli insulti dalla Curva Nord durante il derby.
Ah guardi ci siamo fatti quattro risate in famiglia.

Risate?
Sì, risate. Ero con mio marito Igor in tribuna. E anche dopo, con Nicolò, abbiamo scherzato: “Hai visto cosa pensano i laziali della mamma?”. Queste cose per fortuna non ci toccano. Mi è dispiaciuto solo per l’altra figlia, Benedetta, che è una adolescente e può rimanerci male. Ma l’ha capito anche lei che non è niente di grave.

E se sentisse ancora apostrofare in malo modo la sua mamma in uno stadio come reagirà?
Da uomo forte. Se ha resistito durante il derby, il resto sarà semplice. I tifosi avversari vorrebbero turbarlo con questi mezzucci, ma non ci riusciranno.

Soldi e fama non stanno cambiando Nicolò?
Assolutamente no. Ha avuto un appannamento nei mesi scorsi, è vero. Ma la persona è la stessa di prima. Non è facile per un ragazzo di nemmeno vent’anni passare dall’anonimato alla vetrina di una squadra importante. Ci siamo confrontati anche tra noi, lo abbiamo seguito per accompagnarne la maturazione, e credo che i risultati si stiano vedendo.

La rapina degli scorsi mesi ha rischiato di farvi lasciare Roma?
No, assolutamente. Non so nemmeno se ci siano state trattative concrete oppure offerte in estate, di queste cose non mi occupo. So soltanto che adesso Nicolò è felicissimo di giocare nella Roma. Non poteva essere un incidente privato a cambiare la sua carriera.

Cosa è successo davvero con Kean in quel famoso ritiro?
So di un ritardo a una riunione tecnica. Se poi c’è altro non me l’hanno detto. Non è nemmeno così importante. Se Roberto Mancini oppure altre figure qualificate della federazione l’hanno sanzionato, ci dev’essere una ragione. Non metto il becco in vicende che non mi riguardano come non accetterei, da madre, se qualcuno criticasse una punizione inflitta da me.

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