La falsa partenza di Dzeko: simbolo di una squadra che ha smarrito la fiducia

Sfiduciato, nervoso, troppo spesso a testa bassa, quasi disinteressato a quello che accade attorno a lui in campo. L’atteggiamento passivo di Edin Dzeko è la fotografia del momento vissuto dalla Roma. Più che i numeri, parla il linguaggio del corpo del bosniaco, che ha iniziato il campionato alla grande con quel pazzesco segnato a Torino ma si è via via appassito nelle partite successive con gran segnali di vita sparsi qua e la. Per carità, ha servito un assist a Cristante con il Chievo più l’appoggio a Florenzi che poi è andato in porta da solo contro l’Atalanta, ha calciato 18 volte in porta nelle prime 4 gare di Serie A (più di lui solo Cristiano Ronaldo con 25 tentativi e Insigne con 20), ha colpito due pali, ma il vero Dzeko è un’altra storia. Quello delle notti magiche di Champions, un trascinatore morale e tecnico di una squadra che a un certo punto si è convinta di poter battere chiunque. E ci è andata molto vicino. L’Edin dei giorni nostri, invece, sembra pensare il contrario. Come riporta Il Tempo, questione caratteriale, giurano a Trigoria, ricordando momenti simili in passato: Dzeko è uno che si abbatte quando la squadra non gira. Ma il rapporto causa-effetto è tutto da dimostrare, visto che lui è uno dei principali leader, quindi dovrebbe trascinare gli altri. La Roma ha un serio problema di testa, Di Francesco e i dirigenti ne sono fermamente convinti ma sanno quanto sia difficile in questi momenti trovare una chiave per risolverli. Crisi viste e riviste da queste parti, un circolo vizioso da cui non si riesce a uscire nonostante tutto cambi continuamente.

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