Juve Match point. Tra calcio e tennis Roma è il centro di sfide incrociate

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini – D.Stoppini) – Accantonate il tabellone degli Open d’Italia orfani di Federer, o le probabili formazioni di stasera all’Olimpico. I matrimoni fra il calcio e il tennis che celebriamo virtualmente sono connubi soprattutto emozionali, utili anche a ricordare due dati. Il primo è squisitamente geografico-temporale – a distanza di poche decine di metri Roma celebra la sfida tra le prime della classifica e l’inizio degli Internazionali –; il secondo invece è strettamente aritmetico: se la capolista non perderà, conquisterà subito lo scudetto. Come dire: game, set, match, e testa alle Coppe. E la Roma? Non ci sta. Perciò pronti a giocare.

DE ROSSI-DJOKOVIC – Ad un certo punto entrambi si sono chiesti: che cosa succede? Superati i trent’anni, il centrocampista sembrava giocare avendo a fianco l’ombra di quello che era stato. A resettare definitivamente la macchina ci è voluta la cura Conte. Quando tutti pensavano: non ce la farà a reggere la dura preparazione dell’Europeo, Daniele è rinato, diventando indispensabile per la squadra. L’effetto traino è stato immediato e De Rossi lo ha detto: «Mi sono sentito di nuovo un grande giocatore». Più o meno le stesse sensazioni che ha provato Novak Djokovic quando nel 2010 – dopo aver cambiato alimentazione – ha scalato il mondo. Il serbo ha cambiato la sua dieta nel 2010, dopo una clamorosa sconfitta contro Tsonga a Nole mancava il fiato. Per non parlare dei continui infortuni. Poi il colpo di scena: il problema era l’intolleranza al glutine. E così il guerriero serbo è tornato in vetta. Certo, ora la scalata è ricominciata, cambiando staff tecnico, ma l’esempio di De Rossi è chiaro: campioni così non mollano mai.

NAINGGOLAN-KYRGIOS – Sono due classici esempi di atleti che fanno dire: ma se facessero una vita meno estrosa, quanto potrebbero essere forti? la risposta forse non arriverà mai. Perché il centrocampista belga e il tennista australiano di origine greca hanno una vena di follia che ormai li caratterizza. Una cosa è certa: se Nick una volta non si è presentato a un match perché voleva andare a vedere l’All Stars della Nba, a Nainggolan non succederà. Di sicuro non stasera, anche se non sarà al meglio della forma.

TOTTI-FEDERER – Si conoscono, si stimano, si specchiano. L’ultima resurrezione del campione svizzero – che pure mancherà all’Open – ha avuto le stimmate del romanzo popolare con diffusione mondiale. A scala ridotta, anche la favola infinita del capitano della Roma ha intrigato tutti, sopratutto perché, come per Federer, Totti ha fatto della classe il suo marchio. Quindi prepariamo i fazzoletti: se Francesco sta per lasciare, anche Roger è vicino al traguardo.

DANI ALVES-NADAL – Ad un certo punto di entrambi in parecchi dicevano: sono finiti. Mollato dal Barcellona, il brasiliano pareva giunto in Italia soltanto per avvicinarsi alla pensione: mollato dal fisico, lo spagnolo sembrava incapace di tornare al rendimento degli anni d’oro. Piedi e braccio hanno smentito tutti. E così Dani Alves e Nadal pregustano un’estate dolcissima.

DYBALA-MURRAY – La doppietta è possibile, ed anche a pochi passi di distanza. Se l’argentino in tre giorni chiede all’Olimpico lo scudetto e la Coppa Italia, lo scozzese cerca al «centrale» del Foro Italico il bis del trofeo vinto lo scorso anno. Insomma, un maggio da numeri uno. Il posto che Andy occupa nella classifica Atp e quello che Paulo cerca dopo la finale di Champions League.

MANDZUKIC-WAWRINKA – Solo i più grandi hanno nel loro Dna la capacità di saper contenere l’ego che le qualità personali regalano, per accoppiarlo con la vocazione al sacrificio che essere al fianco dei più grandi può comportare. Il croato si è reinventato «gregario d’autore» per poter convivere con la stella Higuain, così come lo svizzero nel tennis spesso si è fatto ancella dell’immenso connazionale Federer. Storie di uomini prima che di campioni. Quelle che raccontano vittorie.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti