Il Messaggero – Iturbe, il rendimento non vale la spesa

US Citta di Palermo v AS Roma - Serie A

Manu, dove sei? Chi lo ha visto? Manuel è il nome di quel ragazzo di talento ammirato la scorsa stagione con la maglia del Verona (33 presenze, otto reti e sei assist). Manuel oggi è un pulcino impaurito, che viaggia a testa china, con addosso la maglia della Roma. Pallotta/Sabatini hanno speso per Manuel Iturbe, detto Juancito, circa 30/31 milioni di euro (una parte per il cartellino di proprietà del manager, le commissioni varie e in più i soldi versati nelle casse del Verona, cioè 22 milioni più 2,5 di bonus). Iturbe è l’acquisto più oneroso della gestione americana (nessuna cessione, in precedenza, era stata così remunerativa nemmeno per l’Hellas, che ha frantumato con Juancito ogni record d’incasso), giocando con le lire, parliamo di una spesa paragonabile più o meno a quelle fatte per Batistuta e Cassano una quindicna di anni fa. Possibile che la Roma abbia speso tutti quei soldi per questo Iturbe? Possibile. Per ora la spesa non vale l’impresa.

JUANCITO, NON TI RICONOSCO – Il problema è che la Roma non credeva che l’Iturbe, per il quale è stato fatto quell’investimento fosse questo, cioè il pulcino impaurito che viaggia a testa bassa, che nelle prime apparizioni del 2015 aveva dato solo qualche cenno di ripresa. Altrimenti – va da sé – nessuno a Trigoria avrebbe avallato quella spesa, mica scemi. Viene da mettersi le mani nei capelli: Modric, Yaya Touré, Tevez, Di Maria, tanto per fare qualche esempio significativo, sono stati valutati più o meno quella cifra. Non ci sono squadre in Italia in grado di spendere tutti quei soldi: oggi si parla di prestiti, di pagherò. Il Paese è in restrizione, voglia di spendere non c’è, la Roma ha rappresentato un’eccezione. Possibile che Sabatini – andando a sfidare grandi club a suon di milioni, compresa la Juve in quel momento ancora guidata da Conte – abbia preso questo abbaglio? Possibile. Ma Iturbe non può essere certo questo. Non sarà un fenomeno, ma non è quello di Palermo. Qualcosa non va, il problema esiste e va risolto. Di sicuro non inserendo il talentuoso giovane della Primavera, Daniele Verde, ma facendo capire una volta per tutte al ragazzo argentino che la Roma non è il Verona, dove contava solo la velocità; qui ci vuole testa, intelligenza, saper giocare con i compagni. E lui anche deve ritrovare la fiducia, può bastare un gol, una giocata, un qualsiasi strappo, e non muscolare, su questo ha già dato e forse proprio i passati guai fisici hanno ritardato il suo ambientamento. Di fenomenale fin ora c’è stato solo l’affare che ha fatto il Verona e il suo agente, Gustavo Mascardi. 

I CONTI NON TORNANO – La Roma aspetta solo di rifarsi con gli interessi e c’è tutto un girone per poter gridare alla resurrezione. Altrimenti sarà un bagno di sangue e non solo per quel che riguarda Iturbe, del quale almeno resta il talento, inespresso e da recuperare. Fin ora il denaro, pagato e da pagare in futuro per i giovani, non sta portando grossi risultati: Sanabria 11,9 milioni (mai visto), Uçan 15,75 (mai visto), Paredes 9 milioni (visto appena). Compreso Juancito siamo a una sessantina di milioni di euro. Non si poteva prendere un grande attaccante? La domanda è lecita e la risposta è sì. I conti si faranno alla fine, quando magari Iturbe, come Ljajic, ritroverà la strada del talento. E comincerà a correre a testa alta, per togliersi di dosso quell’antipatica etichetta di mister 31 milioni. Che pesano. E se pensano.

Il Messaggero – A.Angeloni

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