Bella, ma quasi fuori L’Italia non fa gol. Serve un miracolo

di biagio

La Gazzetta dello Sport (L. Bianchin) – I termini sono importanti. Allora si sappia che «biscotto» in svedese si dice kex – oppure kanelbulle, se vi piace la cannella – e in portoghese biscoito. Vuol dire che, se Svezia e Portogallo mercoledì sera pareggeranno, l’Italia Under 21 sarà fuori dall’Europeo anche battendo l’Inghilterra. Meglio non pensarci perché la vittoria degli inglesi di ieri pomeriggio non dovrebbe permettere troppi calcoli e soprattutto perché l’Italia ha lanciato un segnale forte. Giovedì contro la Svezia eravamo in tilt come il flipper, ieri abbiamo dominato per oltre un’ora il Portogallo che ha vinto 11 partite ufficiali su 11 nel biennio. Il carattere, oggetto smarrito a Olomouc, è stato il grande protagonista della serata. L’Italia ha calciato in porta entro il primo minuto sia nel primo sia nel secondo tempo, ha avuto 6 palle gol prima dell’intervallo e ha subito il Portogallo solo nel finale, quando l’acido lattico ha allungato la squadra.

LA A IN CAMPO Di Biagio è uno dei vincitori della serata. La settimana è stata dura, con davvero troppa tensione, ma il c.t. ha fatto le scelte giuste. Contro i portoghesi, gente da Champions ed Europa League, ha messo in campo la Serie A: dentro Romagnoli, Biraghi, Benassi, Crisetig e Cataldi, fuori Baselli ma anche Bianchetti, Sabelli e Viviani, che si sono guadagnati l’Europeo in Serie B. Le risposte sono arrivate in fretta. Il centrocampo ha sfruttato il bonus di dinamismo per chiudere le traiettorie e ripartire di prima mentre la fascia destra ha confermato la teoria dell’Italia inclinata. A sinistra abbiamo faticato come sempre mentre il trio Zappacosta-Benassi-Berardi, dall’altra parte, ha sconfitto regolarmente le armate rosse. Nel Risiko di fascia, Benassi è stato l’uomo a sorpresa: vicino a Berardi, ha contrastato, è ripartito e ha sfruttato le sovrapposizioni di Zappacosta. Il Za-Be-Be ha prodotto in proprio le azioni migliori del primo tempo, soprattutto all’inizio e alla fine. Dopo pochi minuti Berardi ha messo Belotti davanti al portiere – José Sà, sempre bravo, ha respinto il tiro centrale del Gallo – e prima dell’intervallo Zappacosta è arrivato sul fondo. Solo la deviazione di un difensore portoghese ha salvato lo 0-0.

CHE BRAVO BERNARDO SILVA Berardi arriva per ultimo ma resta negli occhi più degli altri. Finché ha avuto fiato e ritmo, ha inventato calcio. Un paio di giocate con l’esterno meritano ringraziamenti pubblici, come tre-quattro giocate di Bernardo Silva. Il 10 del Portogallo, già visto contro la Juve con il Monaco, ha portato a spasso la palla sulla trequarti e ha fatto ancora meglio quando si è allargato a destra nel 4-3-3. L’Italia, invece, ha regalato variazioni sul tema. Di Biagio davanti a Conte ha provato il 4-2-4 quando ha mandato in campo Trotta, poi è tornato al 4-3-3 con Viviani per Belotti. Non abbiamo vinto perché «Belo» ha preso una traversa, non siamo stati pericolosi al centro – lì il Portogallo, come previsto, chiude tutto con William Carvalho e le mezze ali — e la fortuna non è venuta allo stadio con la maglia azzurra.

MILLE CALCOLI Mercoledì ci tocca l’Inghilterra di Harry Kane a Olomouc. Dobbiamo vincere e sperare che il Portogallo batta la Svezia. In caso di vittoria svedese, largo al pallottoliere per la conta di gol fatti, gol subiti e differenza reti: in una ipotesi, addirittura, passeremmo solo per la migliore posizione nel ranking Under 21. In caso di pareggino svedese – magari un 2-2, come con la Danimarca all’Europeo 2004 – saremmo a casa senza Olimpiade. Il c.t. portoghese Rui Jorge ieri a precisa domanda ha risposto: «Siamo leali, siamo qui per vincere sempre e ci proveremo anche con la Svezia». Qualcuno spedisca in Repubblica Ceca una macchina della verità.

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