Il Tempo – Roma, risveglio o incubo

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Uniti si vince. È il credo di Garcia, convinto che per far risorgere la Roma occorra trascorrere più tempo insieme, trasmettere fiducia al gruppo lontano dall’«ambiente più difficile del mondo» e mantenere con lo stesso ambiente un filo. Il ritiro anticipato a Cesena, percepito da alcuni come una fuga dalla capitale degli sbalzi d’umore, è stato voluto fortemente dal tecnico, nonostante le perplessità della dirigenza, perché «ci si isola con i cellulari anziché giocare a carte come si faceva un tempo e fare gruppo. Adesso – le parole di Sabatini dopo la Fiorentina – a stento ci si incontra nella hall dell’hotel. Non è con i raduni che si raddrizzano le cose». Rudi spera che il diesse abbia torto, perché gli assi nella manica stanno finendo e, dopo la prima vera contestazione da quando Trigoria è divenuta colonia francese, allontanarsi dal contesto rabbioso e deluso dovrebbe essere la soluzione in favore della tranquillità. Che poi, a dirla tutta, non è che ieri ci fosse un clima tempestoso fuori dal centro sportivo giallorosso: era attesa una nuova protesta al mattino, invece c’erano solo una ventina di tifosi sprovvisti di cattive intenzioni. Il messaggio della curva è stato già abbastanza forte e ha scosso i giocatori, chiamati a reagire contro una squadra «che si è dimostrata all’altezza della salvezza». Ma è uno di quei pochi casi in cui l’avversaria non conta, perché il primo problema della Roma è la Roma stessa. L’involuzione di un gioco ormai «scoperto» e contrastabile, l’astinenza da gol e vittorie in un 2015 da zona retrocessione. Basti pensare che il Cesena nel girone di ritorno ha fatto più punti dei giallorossi: 12 (pareggiando con Inter e Juve e battendo la Lazio) contro 9. «Quando le cose vanno bene – ha constatato il francese da Cesenatico – tutto è più semplice e c’è la possibilità di addormentarsi sulle vittorie. Ora dobbiamo essere svegli e lottare tutti insieme: solo così riusciremo a rialzarci. Spingerò i giocatori fino alla fine, devono capire che ho totale fiducia in loro».

La fiducia è l’ingrediente base per l’efficacia, sia offensiva sia difensiva: «Ora, oltre a fare fatica a segnare, la spirale negativa ha toccato anche la difesa: quando si fanno certi regali è complicato vincere le partite. Poi dobbiamo fare in modo che la palla entri. Non dobbiamo mollare, dobbiamo continuare a lottare per cambiare quest’inerzia negativa». Garcia spera in un’interruzione repentina della sfortunata serie e bada solo al futuro imminente: «Meglio pensare solo al Cesena, il bilancio lo faremo a fine stagione. Io sono venuto qui per vincere dei trofei: non accadrà quest’anno, ma i giocatori conoscono bene la mia motivazione e sanno che voglio vincere più partite possibili da qui alla fine». Stasera c’è la prima di undici finali per portare a termine il ridimensionato obiettivo del secondo posto, attaccato in primis dalla Lazio. Il sorpasso sarebbe mal digerito dai tifosi. «Un club – ha sottolineato Rudi – è un’entità e tutti hanno lo stesso obiettivo, perciò dobbiamo rimanere connessi con i tifosi. Noi siamo felici di averli con noi e li rispettiamo, ma deve essere una cosa reciproca. Usciremo da questo momento difficile tutti insieme, essere già tutti insieme un po’ prima in ritiro mi è sembrata un’idea interessante, anche per testare il sintetico di Cesena, perché volevo far abituare la squadra a questo campo». Non saranno ammessi alibi, il tempo del perdono è ormai scaduto.

Il Tempo – E. Menghi

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