Il rischio totale di Eusebio

Corriere della Sera (L.Valdiserri) – Eusebio Di Francesco si è portato i «big data» in conferenza stampa. Tre foglietti pieni di cifre per difendere il proprio lavoro, messo in dubbio dai risultati del dicembre nero: una vittoria, due pareggi e due sconfitte. Numeri contro i numeri: «Il problema dell’attacco ce lo portiamo sempre dietro. Abbiamo creato tanto e non siamo stati per nulla bravi nel finalizzare: è un fatto, ho i dati di questo campionato». E via a snocciolarli, nella giornata della massima punizione a Nainggolan, che non è stato convocato per la partita di oggi contro l’Atalanta dopo il Capodanno-gate: tiri in porta (336 contro i 337 del Napoli), prima squadra in serie A per possesso palla (58,2% ), terza per tempo passato nella metà campo avversaria (48,5%), seconda per passaggi realizzati negli ultimi 30 metri, prima per duelli aerei vinti (56,5). I problemi? Nel rapporto tiri/gol la Roma è dodicesima, dietro a Spal e Verona. E, come ha detto sempre Di Francesco, «forse si è mollato qualcosa dal punto di vista emotivo, ma a volte è anche qualcosa di inconscio. Dobbiamo essere bravi a riportare la squadra all’attenzione che avevamo in precedenza. Manchiamo in alcuni particolari che prima non sbagliavamo».

Esempio: gli ultimi gol subiti, con la palla alta, contro Torino, Juve e Sassuolo. E poi Schick, perché «se non si riesce a fare le cose semplici è evidente che ci sono difficoltà. Deve essere umile e tornare ad essere il giocatore ammirato con la Samp». Una grandinata contro la squadra: la difesa che difende peggio, l’attacco che attacca male, il giovane talento che si specchia nelle sue virtù e non pensa al collettivo. E il tutto dopo la lavata di capo fatta mercoledì alla squadra dal direttore sportivo Monchi, che ieri era presente in fondo alla sala, per rimarcare il ruolo della società. Quasi mai, in tanti anni di cronache sportive, ci era capitato di sentire tutti insieme tanti rilievi. Ma alla Roma, evidentemente, è finito il tempo del «lasciar correre». De Rossi, tutto sommato, se l’è cavata dopo l’espulsione per lo schiaffo a Lapadula, ma non Nainggolan. Questa è la parte emersa dell’iceberg, ma ce n’è anche una sommersa. Di Francesco ha scavato la trincea: il lavoro e il modulo – il suo 4-3-3 – non si discutono. Semmai si possono migliorare. Nella migliore delle ipotesi quella di ieri è stata una chiamata comune alle armi: la situazione è difficile, ma ancora rimediabile. C’è un intero girone di ritorno davanti. Nella peggiore, la Roma trotskista è già alla ricerca dell’ennesima rivoluzione. Permanente.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti