I tre bosniaci, il sushi e quel patto giallorosso. Zukanovic: «Con Dzeko e Pjanic pronti a risalire»

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Metti una sera a cena Pjanic, Dzeko, Nainggolan e Zukanovic. E metti che i primi tre — fuori dal campo — stanno praticamente sempre insieme e il quarto è appena arrivato a Roma e forse deve ancora capire dove si trova. Il tutto davanti ad una bella tavola imbandita a base di sushi, maki e sashimi in un ristorante giapponese di Casal Palocco, a due passi dal mare di Ostia. La ripartenza della Roma parte anche da qui, dai rapporti extracampo, quelli che possono fare la differenza. E da patti più o meno velati, come quello dei bosniaci. Fino ad oggi erano in due e pesavano un mondo, adesso sono tre e come peso specifico forse valgono un po’ di meno. Ma la Roma ha un disperato bisogno del loro apporto: che Pjanic torni a sprigionare fantasia, che Dzeko ritrova presto la strada del gol e che Zukanovic si inserisca subito. Anzi, forse anche prima di subito.

L’AMICIZIA – Pjanic, Dzeko e Zukanovic, dunque, tutti e tre nazionali bosniaci. «Con Mire ed Edin avevo già parlato prima di arrivare alla Roma — ha detto ieri il difensore — Mi stanno aiutando, speriamo di far bene. Con Dzeko siamo addirittura cresciuti insieme, allo Zeljeznicar, poi le nostre strade si sono divise». Per riunirsi ora proprio in giallorosso. Tra l’altro, considerando il ripetersi perpetuo di infortuni muscolari a Trigoria, facile che Spalletti abbia bisogno presto dei suoi servigi, lui che nella Bosnia ha giocato spesso nella difesa a tre (sul centrosinistra) e che con Chievo e Sampdoria ha giocato a 4, sia come terzino sinistro sia come centrale. Magari anche a partire da oggi. Forse non dall’inizio, più facile a partita in corsa, soprattutto se si metterà in un certo modo.

I DUE BIG – Quel che serve davvero alla Roma, però, è che Pjanic e Dzeko tornino a fare davvero i Pjanic ed i Dzeko. Il primo in cabina di regia, il secondo come terminale offensivo. Nonostante le difficoltà, nonostante il primo stia ancora cercando di capire bene i crismi del nuovo ruolo ed il secondo cerchi il modo di ritrovare brillantezza fisica e fiducia in se stesso. Senza il loro apporto, però, anche il Frosinone mette paura. Nonostante le cene tra amici e quei patti extracampo.

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