Garcia prepara la sua rivincita

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Il Corriere dello Sport (R.Maida) – Più che parlare ha ascoltato. E anche se dice di non aver letto niente, ha conservato tutto quello che è stato scritto in uno scompartimento segreto del cervello. Rudi Garcia si è riposato con le persone care in montagna e adesso è pronto a ripartire, più carico e agguerrito di prima, per guidare la Roma fuori dall’impasse in cui si è arrotolata. Con un risveglio atletico e un paio di rinforzi dal mercato, è convinto che la squadra riprenderà la marcia.

EMOZIONI – Garcia sapeva. Aveva percepito che sarebbe stata una stagione complicata. Troppe cose non erano andate nella direzione a lui favorevole, dal cambio del preparatore alle operazioni di mercato. Ed è arrivato alla pausa natalizia davvero sfinito. Il volto scavato della conferenza stampa dopo Roma-Genoa raccontava esplicitamente lo stato d’animo di un imputato in attesa della sentenza. Il punto è che Garcia non si sentiva colpevole. Non più di altri, comunque. Si era prestato a sottoscrivere il mancato acquisto di un difensore centraleSono soddisfatto della mia rosa»), anche se dall’analisi del reparto sospettava che sarebbe stato lì il punto debole della squadra. Invece gli è stato rimproverato (dall’interno della società) di non aver saputo rilanciare Castan.

PRECIPITAZIONI – Avrebbe gradito maggiore chiarezza sul suo futuro, per fermare la ridda di indiscrezioni sull’allenatore che stava per prendere il suo posto. Se è finita – era il senso del suo ragionamento – perché non me lo dicono? Non glielo dicevano, non potevano dirglielo, perché niente era stato definito. Ma alla fine è stata l’unità di intenti tra Garcia e Sabatini a determinare la prosecuzione del rapporto. Pallotta voleva il cambio, non tanto per i risultati e per l’umiliazione di Coppa Italia quanto per un progressivo deterioramento della fiducia (a insaputa dell’interlocutore, tra l’altro). E’ stato Sabatini, che nel frattempo si era cautelato contattando Spalletti, a suggerire al presidente di tergiversare. Meglio provare a finire questa stagione senza traumi, secondo il direttore sportivo, per poi tirare le somme. Tutti.

VINCERE – Un grande aiuto poi è arrivato dalla squadra. I giocatori. L’abbraccio successivo al gol di Florenzi, un gesto forte che ha saputo sfidare addirittura il malcontento popolare, è stato il segnale di un gruppo fedele al «capobranco», come ama definirsi Garcia. Anche Pallotta, fine conoscitore delle regole dello sport, si è reso conto che sarebbe stato pericoloso esonerare un professore ancora molto amato. Ciò non toglie che Garcia abbia bisogno di un grande inizio di 2016 per «vedere la luce oltre le nuvole». La classifica, grazie alla sconfitta dell’Inter, si è un po’ sistemata. Ma le squalifiche di Dzeko, Pjanic e Nainggolan non sono incoraggianti in vista della trasferta di Verona. Lo scorso anno, dopo lo 0-0 senza tiri in porta contro il Chievo, Garcia sbottò in sala stampa, deluso dai suoi giocatori. Stavolta una situazione analoga può restituire a Pallotta vigore nelle proprie convinzioni rivoluzionarie. Dovrà essere ancora la squadra a spingere l’allenatore fuori dal dirupo, trainando un carro impantanato: a oggi, non si capisce quante partite debba vincere Garcia per eliminare i dubbi. Pensandoci bene, è in questa precarietà che si nasconde l’assurdità della questione.

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