Garcia: “Noi più forti della negatività di questo ambiente”

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La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Anche in questa mirabile impresa è riuscita la Roma: farsi contestare nel giorno in cui si qualifica agli ottavi di finale, mentre lo speaker annuncia allo stadio che la gara di Leverkusen è finita. Rudi Garcia è nel bel mezzo di un tunnel, anche di fronte alla sua prima volta oltre i gironi di Champions League. La luce della qualificazione illumina poco o niente. Sarà per questo che l’allenatore ammette: «Almeno abbiamo avuto un po’ di fortuna con il pareggio di Leverkusen e con le parate di Szczesny». Già, la fortuna dentro una galleria piena di equivoci, incomprensioni, di Uçan intercettato davanti a un buffet e poi spedito in panchina e alla fine pure in campo nei minuti decisivi. Piena di Gervinho, fatto riscaldare e poi mandato in tribuna, per l’ennesimo contrattempo muscolare. Il presidente James Pallotta negli spogliatoi a fine partita tira un sospiro di sollievo, tra un urlo e l’altro: Roma a più 9, come i milioni di euro che porta in dote questa qualificazione. Ma Roma a zero, zero gol, zero gioco, gambe che ora vanno meno, palloni che scottano e mire che non si addrizzano. E tabellini che non si aggiornano. Restano solo 5 le partite, su 26, vinte in Champions da Garcia: poche per essere ambiziosi, tante per farsi qualche domanda.

QUI RUDI – Domande che forse in fondo si farà pure Garcia, che alla fine prova a difendere il suo lavoro: «Abbiamo fatto 24 tiri in porta (in realtà sono 20, di cui solo 9 nello specchio, ndr), vuol dire che la squadra ha gioco. Il momento è complicato, in campionato ci mancano quattro punti tra Bologna e Torino, con quelli ora si parlerebbe di un’altra Roma. Ma ci siamo qualificati, fare risultato quando il periodo è difficile è comunque indice di forza. Fuori abbiamo tanti giocatori, a febbraio ne avremo recuperati tanti, soprattutto in attacco. Certo, avremmo dovuto segnare, ma almeno il pareggio è servito per passare». E ancora: «Avevamo un altro risultato utile, il pareggio, per cui abbiamo cercato di essere equilibrati in campo, provando a vincere senza sbilanciarci. Con il rientro degli infortunati andrà tutto meglio». Non cambierà però l’ambiente allo stadio: «Ci manca la curva Sud, quando non c’è la musica è diversa. Ci manca la spinta. E in campo ci manca la fiducia. Ma alla fine siamo passati, vuol dire che comunque abbiamo fatto meglio del terzo e del quarto in classifica».

QUI JAMES – Che poi è quello che urla pure James Pallotta, sceso alla fine negli spogliatoi mentre la squadra festeggia il passaggio del turno. C’è tutta la distanza della Roma dalla sua gente, in questa serata: fuori i fischi, dentro gli applausi. Serata che finisce con le bordate di Pallotta, dirette ai tifosi e alla stampa: «Siamo agli ottavi di Champions, stiamo lavorando sodo, non ce ne frega un c… di tutto il resto – fa il presidente –. Ai tifosi dico: qualcuno di voi deve lasciare in pace questi giocatori. Per loro è frustrante essere fischiati dopo il passaggio del turno. Smettiamola di gettare merda su giocatori e staff, la Roma merita un altro pubblico». E il d.g. Mauro Baldissoni si accoda: «Siamo tra le prime 16 d’Europa, indipendentemente dal gioco e dagli aspetti tattici. Se qualcuno pensa di aiutarci con i fischi, sbaglia di grosso». Hai voglia a contarli, gli errori.

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