Florenzi, se il gol è bello e impossibile

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Il Messaggero (A.Angeloni) – Ci sono dei gol che sono belli perché raccontano vittorie, come quello di Inzaghi nella Champions vinta dal Milan con il Liverpool: punizione di Pirlo, sederata involontaria di Pippo e palla in rete. Poi ci sono dei gol che suonano, che stordiscono per la propria bellezza. Un qualsiasi calciatore può realizzarne uno, e lo si ricorda (soprattutto) per quel gol, da Maniero (per il tacco) a Luiso (rovesciata), passando per Loria (acrobazia pazzesca) Mascara (rete da centrocampo) e tanti altri. Poi c’è chi i gol belli non li fa per caso, questa è roba da attaccanti e qui scomodiamo i vari van Basten, Careca, Maradona, Ronaldo, Messi e ce ne omettiamo altri. Alessandro Florenzi i gol li fa sempre belli e non può essere un caso. Perché uno che calcia in quel modo, che ha doti acrobatiche ben spiccate, che ha il senso della porta tipico di un attaccante di razza, non può ritrovarsi casualmente addosso l’idea della giocata galante. Se la fa è perché ce l’ha nel sangue. È la scelta di come segnare a fare la differenza, perché qualsiasi altro calciatore – tranne le eccezioni di cui sopra – invece di provare l’impossibile, tentano altro perdendo il più delle volte l’occasione, o la banalizza.

OLTRE LA BANALITÀ – Ale ha dimostrato di non essere così: se capita la palla facile fa il gol facile, se arriva quella tosta tenta il gol difficile. Il primo che segna nella gestione Garcia, a Livorno, fa subito capire che il ragazzo non ha paura di niente: prima partita da attaccante puro, palla lunga sul sinistro (lui è destro), tiro al volo e via. È pure un predestinato il signore Florenzi, perché all’esordio da titolare (con Zeman) in A segna la sua prima rete a San Siro, di testa, su assist di Totti. La serie A lo ha applaudito, compresa la rete di Udine, venti volte (più una in coppa Italia), la serie B undici (tutte con la maglia del Crotone) e l’Europa una sola volta, la perla con il Barcellona. Descriverla è facile: gol da metà campo. Più difficile trasmettere l’emozione, che invece arriva guardandola. Forse questo è il gol più casuale di quelli meravigliosi da lui segnati. Ter Stegen è stato battuto con un missile da cinquanta metri, ma la componente fortuna è evidente. Difficile definire casuale o fortunato quello di Udine, l’ultimo: stop in area di interno destro, rete di esterno su uscita del portiere. Tutto in un secondo. Gol pensato, gol fatto: tecnica e freddezza. Bellissimo anche quello in rovesciata segnato due anni fa al Genoa, così come la sgroppata di settanta metri sempre con il Genoa lo scorso maggio o quello al Sassuolo lo scorso aprile, dribbling in corsa e botta di destro all’incrocio.

IL DIFENSORE – Oggi Florenzi fa il terzino destro. Un difensore che attacca. Attacca molto bene come abbiamo visto, a difendere insomma, qui c’è da lavorare molto. Il vizio del gol lo renderebbe più adatto al ruolo di centrocampista offensivo o attaccante, come lo ha voluto Garcia. La verità è che Florenzi sa fare tutto e quindi non gli riesce male nemmeno di fare il terzino, anche se con qualche limite. L’accostamento con Dani Alves, con cui hanno tentato di “depistarlo”, non regge. Nel senso che il terzino brasiliano del Barça, essendo un terzino, di gol ne ha sempre fatti pochi, massimo cinque in una stagione. Florenzi è un offensivo che segna e fatica a difendere. Maicon, altra leggenda nel ruolo, al massimo, e in una sola stagione, ha segnato sei reti, altrimenti si è sempre attestato a due, uno, tre. Il ragionamento diventa semplice: se uno ha questa facilità di vedere la porta, bisognerebbe tenerlo lì vicino. Sarebbe il caso.

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