Ecco come ti rubo l’idea. Mancini abbassa le ali e blocca le frecce Roma

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La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Magari quegli occhi lucidi di Roberto Mancini hanno una spiegazione più semplice. Magari qualcuno dietro la panchina di San Siro ha sussurrato al tecnico dell’Inter che per una sera il suo capello al vento assomigliava — incredibilmente — a quello di Antonio Conte. Mancini come il c.t., che 22 mesi fa disse alla sua Juve che contro la Roma di Rudi Garcia sarebbe «bastato» un po’ di umiltà: baricentro più basso, sano 4-5-1, un centravanti bravo a tenere il pallone tra i piedi e ali molto più terzini che attaccanti aggiunti. Mancini s’è travestito, perché in fondo la notte di Halloween lo permetteva. Perché una squadra come la Roma che in campionato segnava da 21 partite consecutive poteva essere contrastata in questo unico modo.

IDEA RUBATA – Mancini come Conte, allora. O più semplicemente come il Rudi Garcia di una settimana fa a Firenze. Diceva Bruno Pesaola: «Volevo giocare all’attacco, mi hanno rubato l’idea». Ecco. Mancini ha rubato l’idea a Garcia, che contro Paulo Sousa «abbassò» oltre l’impensabile Salah e Gervinho sulle fasce, facendo ancora più viola la Fiorentina. La Roma di Milano è uscita con l’animo nero, perché non è riuscita a sfondare lì dove di solito vince le partite. Al netto delle parate di Handanovic, ovvio. Ma è l’impostazione tattica ad aver bloccato la Roma, costringendo Pjanic e compagni a giocare a ritmi bassi. Merito di quei due esterni che finiscono con -ic e che a San Siro hanno macinato chilometri all’infinito. Ljajic e Perisic hanno allargato e abbassato l’Inter: più centrocampisti aggiunti che attaccanti, molto più terzini che ali. Diceva di Ljajic il tecnico: «Dipende solo da lui». Il serbo ci ha messo tanto del suo, dall’altro lato il croato ha fatto lo stesso. Con il risultato che Gervinho da una parte e Salah dall’altra venivano costantemente raddoppiati, quando non triplicati se oltre ai terzini si aggiungeva l’aiuto di Brozovic o Guarin.

BRAVO ADEM – Il giochino ha funzionato, Handanovic ci ha messo il carico e la Roma è rimasta ferma. Ferma su Dzeko, bloccato costantemente dai due centrali difensivi dell’Inter. Ecco perché l’uomo che ha tirato più in porta della Roma è stato comunque Salah (5 conclusioni, 3 nello specchio e 2 fuori). A Gervinho, invece, è rimasto in mano un solo tiro dopo uno dei 9 dribbling tentati durante il match. Fanno più notizia, in fondo, gli otto palloni recuperati/intercettati dalla coppa Ljajic-Perisic, a fronte di un solo contrasto perso. Tra l’altro, senza intaccare neppure la capacità offensiva: Ljajic ha chiuso la partita con il maggior numero di palloni giocati (58), passaggi positivi (34) e occasioni create (3). E con loro, anche i terzini scelti a sorpresa da ManciniD’Ambrosio e Nagatomo – fanno bella figura. L’italiano ha vinto più contrasti di tutti gli altri uomini in campo, Nagatomo ha terminato il match con un solo dribbling subito. Alla fine, molto meno peggio di quello che Mancini potesse temere. Lui che dalla Fiorentina ha imparato una doppia lezione. Dalla batosta subita in casa, in primis, e dalla vittoria della Roma a Firenze. Due segnali da sfruttare, per riprendere il primo posto. A Garcia il compito di trovare un’alternativa: quando le frecce trovano l’autostrada bloccata, urge passare altrove. Urge coinvolgere molto di più Dzeko nel gioco. Altrimenti troverai sempre un allenatore pronto a travestirsi, anche quando Halloween sarà passato.

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