Dzeko, un derby in prima visione

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese – D.Stoppini) – Finora avrà anche segnato solo tre gol, ma sono tre reti che pesano come lingotti d’oro. Per il club, per lui e per la gente giallorossa. Non fosse altro perché due sono arrivati alle rivali storiche della Roma (Juventus e Lazio) e un altro in Champions League al Bayer Leverkusen, gol che può valere da solo almeno mezzo pass verso gli ottavi. Edin Dzeko non lo sa, ma da ieri è nella storia della Roma. Per la rete, sì. Per la vittoria, ok. Ma pure perché per la prima volta nella storia dei derby la squadra giallorossa ha iniziato la partita con una formazione tutta straniera, 11 su 11, con Radja Nainggolan capitano inedito. «Che emozione quella fascia, è stato un onore», ha twittato il belga. È stata giornata di prime volte. Pure per Dzeko, gol numero uno alla Lazio. Eppure, nonostante tutto, non felice al cento per cento. Perché così ragiona un campione, un centravanti chic, abituato a vivere sempre da protagonista. «Avrei preferito segnare più di tre gol, anche se questo alla Lazio è sicuramente molto importante — dice l’attaccante bosniaco — Peccato solo che sia arrivato con uno stadio così. Al prossimo me lo aspetto pieno, il derby di Roma nel mondo è famoso proprio per questo».

TRA RIGORI E SOGNI – Già, ma in attesa che tornino anche i tifosi intanto stanno tornando i suoi gol. Ieri ha segnato su rigore e pazienza se è stato un rigore discusso. «Quel che è certo è che c’era fallo al 100%, poi se dentro o fuori l’area non lo so — continua Edin —. Avevo studiato Marchetti al video ed avevo già deciso di tirarlo centralmente. Siamo stati bravi ad essere subito aggressivi, pressando alto e creando occasioni. Della Lazio ricordo solo il tiro di Felipe Anderson, poi poco più». Poco più anche nei festeggiamenti: a casa, vicino alla compagna Amra che presto gli regalerà un bambino. Perché da oggi sarà già nazionale, Bosnia, un Europeo da conquistare. Solo al rientro la testa sarà al Bologna e al Barcellona: «In Champions vogliamo chiudere il girone da secondi, possiamo anche andare a vincere a Barcellona. Ci sono ancora due gare alla fine, vediamo cosa succederà…».

L’APPELLO DI ALE – Cosa è successo con un italiano in campo, invece, s’è già visto. Perché poi è entrato Florenzi, nella Roma. «Abbiamo dominato – dice l’esterno – E quando vinci un derby costruendo tanto e concedendo poco, vuol dire che ci sei… Vuol dire che la squadra è matura». Anche a fronte di una giornata strana, di un derby senza curve. E Florenzi allora decide di spendere qualche parole pure per chi allo stadio ha scelto di non entrare: «Dedichiamo la vittoria a tutti, anche a quelli che non sono venuti all’Olimpico. Spero che tutti si mettano una mano sulla coscienza per risolvere questo problema. Non è stata la stessa cosa: io di solito il derby lo sento 100, stavolta l’ho sentito 99». Per la classifica, in ogni caso, la vittoria ha pesato…100. Si viaggia più leggeri, anche per rispondere alla chiamata del c.t. Conte.

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