Corriere dello Sport (R. Maida) – Con una frase elegante, Daniele De Rossi ha chiarito un punto che i risultati di mezza stagione non avevano svelato: “La Roma è risalita in classifica perché ha un gruppo di campioni che hanno qualità e orgoglio. Non esiste una gara tra me e Mourinho (che lui chiama sempre mister e mai per cognome, ndr). Anzi sono sicuro che la squadra avrebbe recuperato posizioni anche se fosse rimasto lui in panchina”. 

Dopo la vittoria di Udine, festeggiata con una spontanea e irrefrenabile invasione di campo, De Rossi ha voluto girare ai giocatori il merito di un malloppo incredibile: 29 punti in 13 giornate, peggio solo di Inter Bologna, alla media di 2,23 a partita. Sono gli stessi che Mourinho aveva raccolto nelle prime 20, quando gli infortuni a catena e i dissidi interni avevano squarciato l’armonia tra società, allenatore e calciatori. Tra l’altro, contemplando anche l’Europa League, nel suo periodo da allenatore De Rossi ha eliminato due “squali della Champions” come il Feyenoord e il Milan, oltre al reclamizzatissimo Brighton. Un percorso quasi perfetto, finora.

La svolta del 16 gennaio è stata fragorosa e innegabile. Ha ricomposto una situazione che sembrava senza ritorno. E De Rossi ha inciso molto nel processo di rilancio della squadra, che dopo 100 giorni di terapia ha raggiunto un’autorevolezza e una serenità superiori a ogni aspettativa.

Non sarebbe stato semplice per nessuno ereditare un gruppo dilaniato da malumori e invidie, tra i fischi dell’Olimpico che censurava l’esonero di Mourinho, e riportarlo a competere per la Champions in Italia (lui lo promise nella prima conferenza stampa) e addirittura per un’altra finale europea. Però è altrettanto vero che i giocatori, dal punto di vista individuale, hanno cambiato marcia, comprendendo che l’addio di Mou li avrebbe lasciati senza alibi.

Emblematico il rendimento di Lorenzo Pellegrini, il capitano, dal cambio di allenatore in poi: 18 partite su 19 da protagonista tra campionato ed Europa League, lui che nelle ultime stagioni era sempre stato frenato da problemi muscolari, con 6 gol segnati. Soltanto Dybala, un fedelissimo di Mourinho, ha fatto meglio in termini realizzativi (9).