Dzeko-Spalletti, scintille al cambio

Corriere Dello Sport (R.Maida) – Dal manuale dell’autolesionismo: come rovinare una giornata fluida, sciolta, gioiosa. Arriva il nuovo direttore sportivo, stai vincendo 4-0, ti sei riavvicinato a passo svelto alla Champions League. Ma non puoi darti pace se ti chiami Roma perché anche in una situazione apparentemente tranquilla, con oltre duemila tifosi che cantano nella Curva Sud dell’Adriatico, succede qualcosa che distoglie l’attenzione dalla felicità del momento sportivo.

ESPLOSIONE – A Pescara è successo tutto a venti minuti dalla fine quando Spalletti ha richiamato in panchina Dzeko per sostituirlo con Grenier. Poco prima l’allenatore si era arrabbiato dando un pugno alla panchina perché Salah, invece di concludere a rete, aveva provato a servire l’amico centravanti che è in corsa per la classifica cannonieri ed è arrivato a un gol dal record personale in una stagione, con il risultato di un’azione finalizzata male. In quella fase della partita, ormai definita nelle proporzioni, sembrava che la squadra facesse il tifo per il gol di Dzeko. E così il giocatore, quando ha visto il numero 9 in rosso sul tabellone delle sostituzioni, ha perso le staffe. Ha prima borbottato a testa bassa qualcosa di non comprensibile, poi ha alzato lo sguardo e ha urlato questa frase a Spalletti: «Fai il furbo ancora, eh?». L’allenatore, attonito, ha risposto due volte chiedendo «cosa» in inglese: What? What? Poi ha cercato di evitare che la situazione degenerasse, chiamandolo a gran voce. Ma Dzeko non si è nemmeno voltato e dopo aver salutato Grenier che entrava si è infilato nel sottopassaggio, applaudito da molti tifosi della tribuna centrale. Il gesto, da regolamento interno, gli costerà una multa.

SILENZIO – Negli spogliatoi poi non ha avuto modo di chiarirsi con l’allenatore, perché ha fatto velocemente la doccia e poi ha guadagnato il pullman sotto la “scorta” di tre uomini della Roma. «Tranquillo, non dico niente» aveva detto ai professionisti della comunicazione della società ed è stato di parola. Dopo aver firmato maglie e prestato il volto per le foto ai tifosi che si erano intrufolati nella zona mista dell’Adriatico si è allontanato persino sorridente. «Lo capisco – ha detto Nainggolan ma le scelte dell’allenatore devono essere rispettate. Magari questa rabbia lo aiuterà nel derby». Cosa si cela dietro a questo sfogo? Sicuramente il malessere parte da lontano come spiega quella parola, «ancora», che sottintende un comportamento reiterato (e non apprezzato) da parte di Spalletti. Nella scorsa stagione il rapporto tra i due non è stato buono, tanto che Dzeko aveva pensato di lasciare la Roma. Ma è qualcosa di recente ad aver provocato la sua ira, magari dovuta alle continue frecciate dell’allenatore («Edin è poco cattivo», «Dzeko deve fare di più»). D’altra parte, a nessuno è sfuggito che sia stato proprio Dzeko ad annunciare il probabile addio di SpallettiPotrebbe andarsene anche se vincesse»). E chissà che quell’appellativo, «furbo», non fosse da attribuire proprio all’incertezza sul futuro tecnico della Roma. Spalletti invece si difende con un ragionamento: «Io furbo? Si vede che mi conosce bene, per me è una qualità. Altri hanno due o tre centravanti, io ne ho solo uno. Stavamo vincendo 4-0, per questo ho tolto Dzeko. Ci aspettano tre partite fondamentali e senza di lui non le voglio giocare. Non le posso giocare. Anzi giocherà anche domenica». La chiusura è sarcastica: «Meno male che non è venuto in panchina, grosso com’è… Poteva anche mandarmi a quel paese. Poi nello spogliatoio ci siamo baciati. Però è una cosa che va sistemata: Edin deve capire il suo ruolo e anche il mio. Nel primo tempo ha fatto fatica, ha avuto 5 occasioni per inseguire il suo record. E se voglio sostituirlo lo faccio».

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti