Corriere dello Sport (R. Maida) – Parole lancinanti sul sale di una lesione. Dopo anni in cui Totti non fa altro che esprimere adorazione per Paulo Dybala, ecco la frase che allunga l’ombra del dubbio: “Se fossi un dirigente della Roma penserei bene a confermare un top player che gioca 15 partite all’anno”. E chi se l’aspettava? Di sicuro non Dybala, che non ha voluto replicare al pensiero di una leggenda del calcio ma conta di rispondergli sul campo già a Lecce, nel lunedì di Pasquetta, dopo aver messo a punto la muscolatura graffiata da uno scatto di troppo. Niente di personale, solo affari.

Sicuramente non gli ha fatto piacere svegliarsi con decine di messaggi che su Whatsapp lo “avvisavano” della frase di Totti. Anche perché il rapporto tra i due, nato prima dell’arrivo alla Roma di Paulo, è sempre stato buono, di rispetto reciproco. Ci sarà modo di chiarirsi nel caso. Intanto Dybala deve pensare a tornare al cento per cento, visto che a malincuore ha saltato un’altra volta le convocazioni della nazionale argentina. Ed è giusto sottolineare che lo abbia fatto con grande senso di responsabilità, smentendo i luoghi comuni sulle sue preferenze patriottiche. In un momento cruciale della stagione, anche un piccolo problema muscolare può diventare un brutto sfregio.

Ma le sue sensazioni dopo dieci giorni di stop agonistico – è stato sostituito per un indurimento a Firenze, è rimasto in panchina a Brighton e non è stato convocato contro il Sassuolo – sono ottime: ieri Dybala si è allenato per conto suo, in attesa della ripresa degli allenamenti collettivi fissata per domani a Trigoria. Probabilmente De Rossi lo gestirà fino al termine della settimana e poi gli chiederà di forzare piano piano dalla prossima, sfruttando il posticipo al lunedì.

Paulo ha già dimostrato di essere decisivo per la Roma, anche con il nuovo allenatore. E nel 2024 ha segnato 10 gol tra campionato e coppe, in un trend che lo colloca tra i primissimi posti nel panorama dei principali Paesi europei. Da quando c’è De Rossi anzi ha saltato solo 3 partite su 13. Nessuno può discutere la sua centralità dentro alla squadra, che infatti ha faticato in sua assenza: vittoria tribolata a Frosinone, sconfitta a Brighton, 1-0 risicato contro il Sassuolo, dopo che lui era stato premiato da Lina Soulokou a bordo campo come miglior giocatore del mese di febbraio.

Ma tutto questo Totti, che parla perfettamente la lingua dei fuoriclasse, lo sa bene. In altri tempi aveva parlato in termini entusiastici di Dybala, anche se manifestava perplessità sull’ipotesi di consegnargli la maglia numero 10, che per la Roma ha un enorme valore simbolico dopo l’addio degli addii. Nelle sue intenzioni non c’era l’idea di ridimensionare la qualità del possibile erede, quanto riflettere sull’opportunità di un investimento tecnico e finanziario in prospettiva: puntare tutto su un calciatore storicamente incline agli infortuni (sono stati già cinque in questa stagione) può essere rischioso per una società impegnata in una faticosa ristrutturazione economica.