Daniele De Rossi e l’inspiegabilità di quel soprannome

Daniele De Rossi Conferenza stampa PR

Un tempo c’era “Capitan Futuro”, un biondo centrocampista nativo di Ostia, romanista sin dalla nascita, che da tutti veniva designato come l’erede naturale del calciatore più forte della storia del club giallorosso, Francesco Totti. Con lo scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni, qualche prestazione sottotono e tante voci maligne sulla vita privata di questo calciatore hanno portato un soprannome carico di orgoglio a diventare lo spunto per un altro carico, piuttosto, di invidia e cattiveria gratuita: “Capitan Siluro”.

Questa è la storia di Daniele De Rossi, del suo graduale passaggio da idolo incontrastato a male inestirpabile all’interno del mondo Roma fino al rapido ritorno, grazie allo strepitoso inizio di stagione della truppa guidata da Garcia, al ruolo di uomo indispensabile in campo e fuori.

A seguito dell’allontanamento del boemo Zeman da Trigoria la scorsa stagione, i non idilliaci rapporti tra De Rossi e il tecnico di Praga vennero ritenuti una delle ragioni più importanti che causarono l’esonero dell’allenatore ex Lazio e Foggia e che diedero vita al nuovo, per nulla amorevole, soprannome di chi un tempo era “Capitan Futuro”: “Capitan Siluro”. Il riferimento di questo nuovo soprannome era da addurre alla presunta capacità del numero sedici giallorosso di ‘silurare’ i tecnici romanisti a lui non graditi.

Eppure di Daniele De Rossi raramente si ricordano dichiarazioni al vetriolo nei confronti dei vari mister avuti in carriera. A partire da quel Fabio Capello che lo lanciò in Serie A ancora giovanissimo e di cui il numero sedici romanista ebbe a dire: Capello mi ha reso il giocatore che sono oggi. Lui sa interpretare alla perfezione il talento e il pensiero di ciascun giocatore e tutti coloro che sono alle sue dipendenze vogliono dare il massimo per lui. E’ stata una delle persone più importanti della mia carriera professionale”.

Un altro allenatore fondamentale nella crescita calcistica del centrocampista giallorosso fu sicuramente Luciano Spalletti. De Rossi intervenne pesantemente in difesa del proprio tecnico, quando nella stagione 2008/2009 in molti ne chiedevano l’allontanamento, rilasciando vere e proprie dichiarazioni d’amore nei confronti del mister di Certaldo: Tutti, calciatori, società e tifosi, devono baciare per terra dove cammina!”. Anche con Spalletti ormai lontano da Roma, De Rossi non si fece pregare per esporsi in difesa dell’ex tecnico giallorosso: Quando Spalletti è arrivato, la situazione non era molto rosea. Lui ha risollevato la Roma, ha fatto un gran lavoro, ha rasentato la perfezione. A lui sono molto legato, lo ammetto. Ed è l’unico con il quale a fine carriera andrò a cena”.

Trascorso senza troppe polemiche l’anno e mezzo di coesistenza con il tecnico di San Saba Ranieri, De Rossi tornò ad intervenire in difesa di un proprio allenatore quando sulla panchina della Roma venne chiamato Vincenzo Montella, alla prima esperienza tra i ‘grandi’. Il passaggio dalla proprietà Sensi a quella americana era sempre più vicino ed erano tanti i nomi in ballo per guidare il club di Trigoria ma il numero sedici giallorosso tuonò perentoriamente:Leggo tanti nomi per la panchina della Roma il prossimo anno, tutti interessanti: ma Montella merita assolutamente di continuare questo lavoro con noi”. Non certo dichiarazioni neutre, come è sempre stato nello stile di Daniele De Rossi.

La nuova Roma targata USA alla fine optò per il tiki-taka di Luis Enrique e per De Rossi si trattò di un colpo di fulmine nei confronti dell’asturiano. Il suo pensiero sull’ex esterno di Barcellona e Real Madrid fu subito incredibilmente positivo: “E’ il miglior allenatore che abbia mai avuto e uno dei più bravi al mondo. Ha un credo e cerca di spiegarlo. Non scende a compromessi di sicuro. È sempre molto vicino ai giocatori e va sempre dritto per la sua strada”. Parole pesanti che il centrocampista di Ostia portò avanti anche nei tanti momenti di difficoltà della Roma ‘ispanica’ e confermò quest’estate quando, dal ritiro della Nazionale in Brasile, a chi gli chiedeva un’opinione su Garcia rispose: “Garcia? Credo abbiano preso un allenatore bravo. Come impatto mi sembra simile a Luis Enrique, per me lui era il n.1”

Arriviamo così alle parole di De Rossi a Sky proprio sull’allenatore francese. Tutti quest’estate mi davano in giro a firmare per altre squadre ma lui mi ha trattato come un giocatore suo, come un giocatore che, come poi è successo, sarebbe rimasto con lui. Quindi oltre alla grande disponibilità, mi è piaciuto subito quello, il senso di appartenenza, subito a parlare del lavoro e della prospettiva di fare una grande annata insieme”. Dichiarazioni di immensa stima verso chi non solo “ha rimesso la chiesa al centro del villaggio” ma ha anche evidentemente rimesso un tesoro come Daniele De Rossi al centro del progetto Roma e del cuore della tifoseria giallorossa.

 

Matteo Luciani

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