De Rossi: “Sono arrivato al Boca senza preparazione e volevo giocare come a 27 anni, non è stato così. Vorrei tornare da allenatore”

Daniele De Rossi è tornato a parlare della sua esperienza al Boca Juniors, rivelando che gli piacerebbe, un giorno, allenare il club argentino. Queste le sue parole, ad ESPN:

Sull’esperienza in Argentina

Mi manca il Boca, mi manca l’Argentina. Ho adorato tutto quello che ho fatto. Mi sono divertito ogni minuto al Boca. Non ho lasciato tutto quello che volevo lasciare e fa male. Sono arrivato senza una preparazione e volevo giocare come se avessi 27 anni e non è stato così. Ho rinunciato a tutto per essere pronto ma dopo il primo infortunio ho provato a tornare velocemente e mi sono infortunato di nuovo. Mi hanno offerto di continuare ancora qualche mese, soprattutto Riquelme, gli spiegai la mia situazione e il fatto che ci sono questione private. Lo hanno capito e rispettato, la mia famiglia aveva bisogno di me e ho dovuto scegliere. Ho parlato due volte con Roman, la sua visione del calcio è simile alla mia. Ero sicuro che avrebbe fatto una gran lavoro. Mi ha lasciato una buona impressione e hanno fatto una grande stagione, non pensavo che il River avrebbe perso punti e che perdesse il campionato. Vorrei tornare come allenatore al Boca, ma è presto per pensarci.

Un commento sul calcio argentino

Pensavo che il calcio argentino fosse molto indietro, invece ho trovato un calcio molto degno. Ci sono giocatori molto istintivi. Il livello è molto alto, i giovani hanno grande passione, qualcosa di diverso dagli italiani.

Sul rapporto con Burdisso

Con Nico parliamo tutte le settimane, è venuto a Roma e una sera l’ho invitato a casa mia, è stato più che un compagno di squadra o un direttore. È un uomo verticale, mi piace sempre condividere del tempo con lui e imparare qualcosa.

I compagni al Boca invece?

Parlo ogni settimana con Tevez, l’ho sentito anche ieri e mi sono congratulato con lui per l’ultima partita. Sono in contatto anche con Soldano, Izquierdoz, Goltz, Salvio, Licha, Lopez…

Futuro da allenatore?

Ora sto studiando per essere allenatore e la mia prima esperienza sarà qui in Europa. Ma se dovessi attraversare l’oceano sarebbe solo per il Boca. Mi piacerebbe un giorno essere allenatore lì. Adesso è una str***ata parlare della mia carriera da allenatore, non ho neanche i documenti per farlo. Se non fosse stato per la pandemia, avrei già il mio patentino. Ma suppongo che tra qualche mese inizierò a lavorare. Ho iniziato il corso a metà dicembre, lo faccio tramite Zoom sul computer. Penso che a fine febbraio lo seguiremo a Firenze, a Coverciano. Ma ancora non sappiamo, la pandemia ha cambiato tutto.

Sugli allenatori che ha avuto

Tutti mi hanno lasciato cose importanti. Alcuni mi hanno lasciato cose che non dirò. Dobbiamo imparare dagli errori degli altri e dai nostri. Quello che però mi ha fatto innamorare in campo è stato Luis Enrique. Un allenatore semplice come persona ma con un codice. Lui mi ha insegnato a gestire il gruppo, rispettare l’allenatore, i compagni e a gestire la palla in campo, anche se avevo già 30 o 29 anni. Poi ho passato anni bellissimi con Spalletti o Conte che sono fenomeni in panchina.

Su Carlos Bianchi

L’idea che hanno a Roma di Carlos Bianchi non è la stessa cosa degli argentini. Ha avuto problemi con Totti e alla Roma è una cosa che pesa. È un Dio per noi. È come Riquelme o Maradona in Argentina. Al di là dei risultati, per Bianchi è il rapporto con Totti che ha pesato. Ma io ho grande rispetto per lui.

Sulla scomparsa di Maradona

Penso che l’abbiamo presa tutti allo stesso modo. Chi lo conosceva, i suoi amici, chi condivideva le cose con lui, è rimasto molto più ferito di noi. Ero qui dove sono ora quando mi hanno chiamato dicendomi fosse morto ma ho pensato fosse una notizia solo dei giornali, ma non la verità. Pensavo gli stessero rompendo le scatole.

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