De Rossi: “La nostra forza è il gruppo. Non vedere più Totti è scioccante, è stato difficile per lui, ma è il solito cazzarone che era una volta” – VIDEO

Il capitano della Roma Daniele De Rossi ha rilasciato una lunga intervista in cui ha toccato diversi temi dell’annata giallorossa. A partire dall’addio al calcio di Francesco Totti, fino ad arrivare alle esaltanti notti di Champions League. Ai microfoni di Roma Tv, il centrocampista di Ostia ha parlato, a quasi un anno esatto di distanza, delle emozioni provate quel 28 maggio e in questa stagione romanista. Ecco un’anticipazione delle sue dichiarazioni:

Di Francesco? 
Non ero presente, ma ci informavamo. Abbiamo saputo subito quale fosse l’impronta del mister e del suo staff. Grande motivazione e intensità che abbiamo ritrovato durante l’anno. Non era facile entrare e prendere una squadra che aveva fatto 87 punti, il risultato per la Roma in campionato, alla prima esperienza in una grande squadra e fare quello che ha fatto lui e presentarsi come ha fatto lui. Per i traguardi che abbiamo raggiunto, nonostante fosse una scelta che aveva fatto storcere la bocca a qualcuno, leggevo i giornali, ma che si è rivelata una scelta vincente per quello che abbiamo visto quest’anno.

Kolarov?
E’ stato uno dei motivi per cui abbiamo fatto un piccolo salto di qualità nella mentalità. Complimenti a lui, ma soprattutto a chi ha avuto questa intuizione. Io lo conoscevo da tanti anni, ma giocandoci insieme ho capito perché ha avuto una carriera da campione e sta continuando a mantenersi su questi livelli. Come professionista, per personalità e per qualità tecniche sta una spanna sopra a tutti quanti. Anche a livello ambientale è stato capace di sopportare quello che qui a Roma, calcisticamente, è un fardello, ovvero giocare con la Lazio.

Dzeko?
L’anno scorso ha fatto quasi 40 gol, quest’anno ne ha fatti meno ma alcune partite le ha vinte letteralmente da solo. Sbagliamo a dire che le vince da solo, perché si vince sempre tutto insieme, ma ha fatto quello che si aspettano da un fuoriclasse: si è caricato la squadra sulle spalle e ci ha trascinato. E’ il classico trascinatore non solo  per fisico, ma anche per l’atteggiamento e l’attitudine in campo. In questa foto dietro a lui c’è Spalletti, a cui io sono comunque legato. Ha fatto una grande stagione con noi.

Su Alisson…
All’inizio non capivo come si potesse spendere 10 o 12 milioni per un portiere, avevamo Szczesny. Poi dopo un mese dicevo che era un fenomeno, anche se non giocava mai. Si vedeva che era un fenomeno, ma ne ho visti tanti di portiere che in allenamento e parano tutto, che sono forti e nelle partitelle sui 30 metri non gli segni, ma giocare a calcio è un’altra cosa. Ci sono due fattori principali: lui è un professionista attento e si allena sempre bene e poi l’altro fattore è Marco Savorani, di cui sento parlare in maniera incredibile da tutti e i risultati si vedono.

Su Chelsea-Roma…
Altra partita bellissima per un romanista. Come per Roma-Atletico, questa partita ci ha fatto capire che potevamo davvero andare avanti in Champions. Partita che non abbiamo vinto, ma che meritavamo di vincere. Abbiamo dato un antipasto all’Europa di quello che potevamo essere. Perotti fece una grande partita ed Alex ed Edin sono stati decisivi come al solito. Incominciavamo a vedere il nostro cammino ed il nostro compagno di viaggio, cioè la curva in trasferta ed in casa, è stata una stagione da questo punto di vista molto importante.

Il Derby?
Partita delicatissima come sempre e come tutti gli anni. Continua ad esserci una sostanziale differenza di qualità tra noi e loro, noi siamo meglio, ma questa partite sono sempre partite difficili da giocare, c’è sempre grande tensione. La partita perfetta per il mister, con aggressione nella loro metà campo. Facemmo i due gol in questa maniera, pressammo per tutto il primo tempo. Chiudemmo la partita con le individualità, perché puoi pressare quanto vuoi, ma se non hai uno come Nainggolan che la schiaffa all’angolino magari fai zero a zero . Questo è un buon mix tra allenatore, che la organizza in una certa maniera e campione che la decide, come fa spesso lui.

Sui tifosi… 
C’è stato un riavvicinarsi netto, forte e facile da sentire nei calciatori, tra noi e la Curva. Soprattutto da parte loro. Noi gli abbiamo dato un motivo per essere orgogliosi di noi e quest’anno l’abbiamo fatto. La foto della curva è essenziale, c’è tutto quello che vogliamo: lo stadio, il campo, la curva piena, i nostri colori ed il nostro nome. Di questa unione possiamo solo essere felici e ben sperare per il futuro. Non è vera la storia che se non vinci i tifosi non ti vengono dietro, noi quest’anno non abbiamo vinto nulla eppure c’era tantissima gente a sballottolare l’autobus alla semifinale di Champions League.

Sul passaggio dei gironi…
Bella la foto. Siamo tutti insieme. Lì avevamo appena scoperto che eravamo primi nel girone ed è una cosa che ci ha dato una mano per il proseguo della Champions. Ci siamo riusciti ad imporre e ci siamo preparati ad un ottavo di finale più agevole. Passare primi non è una cosa da Roma anche se fa male dirlo.

Totti dirigente…
Non vedere più lui in campo, anche se negli ultimi anni ha giocato di meno, è qualcosa di scioccante per tutti, anche per noi calciatori. E’ stata una stagione complicata senza di lui ma sono contento che sia andata molto bene. Non è facile togliere un simbolo così grande a tanta gente ma riuscire a ricreare lo stesso entusiasmo. All’inizio è stato difficile per lui, adesso lo vedo calato bene nella parte. Vedo anche i giocatori che lo riconoscono come una figura dirigenziale e non più come un ex compagno. E’ sempre il cazzarone che era una volta ma si sta ritagliando questo ruolo.

Cengiz Under?
In quel periodo ci ha dato grande morale e ci ha fatto scoprire un campioncino che fino a quel momento era rimasto un po’ nell’ombra. Under è il mio cavallo, mi piace tantissimo, mi piace tantissimo come ragazzo anche se abbiamo scambiato si e no dieci parole in tutto l’anno: lui praticamente dice solo ciao, buon giorno, buona sera e buon appetito (ride, ndr). Gli leggi gli occhi, ha l’atteggiamento giusto , vuole migliorarsi ed è umile. Spero che sarà il futuro della Roma perché è incredibile, ha vent’anni ma ha avuto un exploit nella seconda parte della stagione. Può essere determinante per il nostro futuro e sono contento perché è proprio un bravo ragazzo. Gli ho detto subito di imparare l’italiano. E’ un ragazzo buono e ha delle qualità eccelse. Under è un colpo incredibile di Monchi.

Roma-Shakhtar?
Questa è stata importante, bella e sofferta. Secondo me loro sono molto forti. Fu la prima di una serie di partite dove dimostrammo che siamo veramente forti. All’andata finì 2-1 per loro e sembrava difficile recuperarla. Il gol fatto con la grande palla di Strootman, la sofferenza finale, la nostra fase difensiva in cui non abbiamo concesso niente, è stata una partita perfetta. L’1-0 è meno affascinante del tre a zero al Barcellona, ma se io fossi un allenatore vorrei una partita del genere. Volevamo andare ai quarti e li abbiamo ottenuti meritatamente.

Viene mostrata l’immagine dell’esultanza dopo il gol di Manolas contro il Barcellona…
Fa ridere questa foto perché c’è tutto, c’è il calcio, c’è lo sport che amo. Mi fa ridere Manolas, lo conoscete, è un tipo particolare e fa ridere. E’ uno dei più forte del mondo per me. La cosa più bella in quest’immagine sono quelli con la felpa e il giubbotto arancione (i giocatori in panchina, ndr). Pellegrini che si abbraccia con un preparatore atletico, Maxime Gonalons che ha gli occhi iniettati di sangue. Questa è la nostra forza, lo stesso Patrick Schick, Gerson, giocatori che in quella partita non si sentivano protagonisti in prima persona ma che guardandoli in faccia si poteva osservare quanto hanno voluto questo passaggio del turno, questa vittoria e questo sogno che poi abbiamo regalato alla Curva. Bisognava fare un miracolo, segnare presto e farne un altro non troppo tardi. L’obiettivo era chiaro, guardare i video delle squadre avversarie ormai è fondamentale, farlo bene non è solo un farti sapere che cosa devi fare in campo ma è anche un farti rendere conto che in una determinata occasione questa squadra soffre e tu puoi andare a fargli del male. Eravamo consapevoli che dovevamo fare la partita perfetta, dovevamo segnare presto, il secondo gol non farlo troppo tardi, tutte cose che abbiamo fatto. Magari se la rigiochiamo tante volte non la vinciamo 3-0, ma assolutamente se rigiochiamo Barcellona-Roma non perdiamo 4-1.

Sulla festa nello spogliatoio…
E’ un gruppo di amici, tutta gente che agli occhi meno attenti c’è certa gente che potrebbe pensare che alcuni non sono nel gruppo e invece ci sono tutti. Post partita particolare perché io ero all’antidoping, come nella finale del Mondiale del 2006. Però meglio così e vedere i compagni così contenti. Voglio veramente bene a loro, sono veramente un gruppo speciale. Quando c’è da giocare, come per Antonucci e Capradossi, sono stati decisivi.

Sul post partita di Roma-Liverpool…
Avremmo potuto vedere le stesse emozioni dopo Barcellona. Ci siamo andati vicino, abbiamo fatto una grande partita. Con l’espulsione poteva cambiare, chi lo sa che storia avremmo raccontato. Andiamo avanti da quello che abbiamo dimostrato ma dobbiamo ripartire da quella curva. E’ da lì che bisogna piantare il seme della vittoria per il futuro immediato, spero molto immediato perché non mi manca moltissimo tempo (ride, ndr), ma questa deve essere una base calcistica per i prossimi 10 anni.

Su Roma-Cagliari decisa da Under…
Segna sempre lui. Il mister ha stupito un po’ tutti noi mettendo Capradossi in difesa. Elio in quella circostanza è stato l’emblema del gruppo unito. Alla fine un’occasione ce l’ha avuta. Questa è stata una vittoria fondamentale perché ci ha rimesso in Champions, lo possiamo dire anche se ci mancava un punto, ma eravamo consapevoli che eravamo tornati in Europa.

La tournée americana.
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Ci andiamo volentieri, è parte del nostro lavoro. Incontri con grandi squadre, città nuove da scoprire e vicinanza con dei tifosi che neanche sapevo di avere.

Roma-Atletico…
Non è una delle partite che ci farà battere i cuori nei prossimi anni, ma è stata importantissima. Per la classifica del girone, abbiamo portato un punto grazie ad Alisson, che ha continuato per tutto l’anno a tenerci a galla quando siamo stati balbettanti. In quel periodo c’era qualche mugugno, avevamo fatto un secondo tempo bruttissimo e rimanere a pari punti con loro ci ha fatto credere di potercela giocare fino alla fine del girone.

Roma-Inter?
Abbiamo fatto una buona partita, meritavamo di vincer. Abbiamo avuto degli episodi sfortunati per il Var.

Su Roma-Napoli…
Non è una grande tappa della nostra stagione. Abbiamo perso in casa con una squadra che è forte. Abbiamo avuto un approccio diverso nel secondo tempo e quello ci ha segnato un po’ la via. Le squadre a volte sono più brave a palleggiare e se li vai ad aggredire li metti in difficoltà.

La partita di Coppa Italia contro il Torino? 
Questa è forse la partita più brutta della stagione. Abbiamo sbagliato anche un rigore e avuto tante occasioni. Ci tenevamo molto alla Coppa Italia e a noi servirebbe molto vincere un trofeo. Quella fu una brutta partita ma trovammo un giocatore come Schick che ha alternato un po’ le prestazioni, ma lo aspettiamo perché ancora non sappiamo potenzialmente cosa possa fare in futuro.

La partita con la Juventus?
Questa è stata una partita sfortunata. Loro sono i più forti da 7 anni a questa parte. Hanno un potenza economica e societaria che li rende quasi imbattibili. Quella fu una partita che potevamo pareggiare ma alla lunga loro hanno qualcosa in più. L’obiettivo è continuare a giocare come quest’anno, perdere meno punti per strada e dargli fastidio fino alla fine del campionato, magari togliendogli lo scudetto dal petto.

Roma-Sampdoria…
Periodo un po’ nero quello di gennaio, soprattutto in casa. Io l’ho vissuta in maniera lucida perché ero infortunato. Avevamo perso la trebisonda, non eravamo più sicuri di essere così forti come pensavamo. Questi sono tutti punti che ti portano lontano dalla vetta. Sono partite che mi fanno male, come quella con la Fiorentina e il Milan, oltre a Inter e Napoli.

Su Napoli-Roma…
Questo abbraccio in foto dice tutto. La faccia di Insigne anche. In quel momento si parlava del Napoli come se fosse il Barcellona o il Real Madrid. Andammo subito in svantaggio ma pareggiammo dopo poco. Abbiamo fatto una partita incredibile e poi il nostro numero nove ha deciso di far vedere a tutti quanti che è più forte degli altri.

Barcellona-Roma…
Giocare in questi stadi è unico. L’abbiamo studiata parecchio. Il mister disse di pensare al campionato ma in privato mi disse che erano battibili, che quest’anno avevano punti deboli. Ce la siamo andata a giocare, abbiamo fatto una partita tosta, abbiamo giocato bene e anche lì non ci diedero due rigori. Abbiamo fatto bene a non piangere troppo a fine partita. Lì i gol ce li facemmo da soli, io per primo. Riuscii a buttare la palla nell’unico punto in cui Alisson non l’avrebbe presa.

Sulla visita al memoriale per le vittime di Hillsborough…
Ricordo importante. Siamo andati ad affrontare questa partita come se fosse una finale ma prima c’è stato il dovuto saluto alle vittime di una tragedia sportiva. L’età delle vittime fu la cosa che più ci colpì, perché c’erano anche dei bambini. Massimo rispetto per chi ha sofferto e grande rispetto anche per la mia società che ci ha consigliato di passare da lì.

Mohamed Salah?
Eh ‘mo chiede scusa (ride, ndr). Giocatore e ragazzo eccezionale. Siamo tutti molto contenti della stagione che abbiamo fatto ma io continuo a non dormirci la notte. Loro hanno giocato sulle nostre incertezze e un giocatore su tutti ha fatto la differenza, è stato Momo… E’ un po’ un Cengiz Under: parla poco, sono timidi ma simpatici, mi piacciono tutti e due anche se naturalmente Salah ha dimostrato molto di più ma se devo scommetter su qualcuno è proprio Gengo.

Lo stadio pieno?
Sai fai 0-0 fuori casa e vai a giocarti il ritorno di una semifinale con lo stadio pieno dici “grazie dove vuoi che vadano se non li a sostenerti”. Invece perdi 4-1 a Barcellona e 5-2 a Liverpool e trovi quasi questa violenza simbolica nel tifarti e nello spingerti che ti trasmette una forza e un’intensità clamorosa. Con il Barcellona fu proprio incredibile, già nel riscaldamento si sentiva un calore pazzesco. Quando abbiamo giocato con il Barcellona due anni fa, tanti erano venuti a fare le foto a Messi, Iniesta e ad ammirare i loro campioni, questa volta invece sono venuti tutti per aiutarci a cercare di spazzarli via. Erano consapevoli e convinti che potessimo farcela, quasi loro più di noi. Quella notte fu un unione di tutto che è la fotografia di quanto successo per tutto l’anno, un crescendo di intenti tra noi e loro e un amore che deve essere così, mai intaccato dai risultati della squadra. Certo la squadra deve essere degna di questo grande affetto ma è tornato un po’ quell’amore folle che vivevo quando ero piccolo ed ero semplicemente un tifoso.

Su Pallotta…
Si vede che voleva buttarsi in un’altra fontana. Al di là del suo essere un po’ eccentrico quando si vince (ride, ndr), ho visto la voglia di creare qualcosa di grande e secondo me ci sta riuscendo. Quando viene sa tutto, anche chi fa rumore al piano di sopra, non è uno che non si informa. Ha per lui gente che lavora quotidianamente con noi. Nel proprio lavoro è diventato il numero uno. Ha dovuto capire un po’ di cose nel tempo ma adesso è entrato dentro pienamente nel ruolo e spero che continui a rinforzare questa squadra. Tutti meritano un riconoscimento, anche quelli che c’erano prima come Sabatini o Massara, qualche trofeo.

Su Monchi…
Nella Roma non c’è mai stato un dirigente che ha vinto quanto lui e questo ci può solo far ben sperare. Qui è stato un po’ difficile l’adattamento rispetto a Siviglia, che era casa sua, ma per la voglia di vincere non è secondo a nessuno. La prossima estate sarà un esame importante ma sa già cosa deve fare. Io lo devo ringraziare, perché se sono ancora qui alla Roma gran parte del merito è suo. Fu lui che si impose per farmi rimanere lo scorso anno e penso di avergli dato ragione.

Sull’ultima partita…
Il consueto saluto che facciamo ai nostri tifosi. Una serata piacevole, divertente. Ho iniziato a farlo da solo poi ho portato tutte le figlie. Dovevamo fare questo punto ma se penso a questa partita penso a quello che c’è stato dopo con tutte le nostre famiglie in campo. Alcuni giocatori sono entrati nello spogliatoio con il Liverpool dicendo “pensa che succede qua se vinciamo l’anno prossimo“. Vedere i miei figli con la maglia della Roma e il mio numero 16 mi ha emozionato molto. Anche mia moglie che in queste circostanze dimostra di essere molto vicina a me, la amo molto anche per questo.

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