Daniele De Rossi parla della Roma e di se stesso. Ma, come prima cosa, parla di Delio Rossi, protagonista della sceneggiata finale. «Troppo facile prendere l’applauso della curva da paladino della giustizia, non mi piacciono questi atteggiamenti, queste sceneggiate specie se fatte da un allenatore. Non è neanche uno con precedenti felicissimi e dovrebbe stare attento anche per lui, visto che secondo me è un allenatore forte ma poi uno lo valuta anche dal punto di vista umano. Ha quasi 60 anni (53 per l’esattezza, ndi) e fa cose assurde. Viene anche da episodi non migliori di questo. È imbarazzante. Anche incitare i tifosi all’uscita… Non so che dire…», le sue parole.
PASSATO E PRESENTE «Stavolta abbiamo sofferto poco, abbiamo preso gol su una palla sbagliata da me, uno su punizione e uno su calcio d’angolo. E noi potevamo fare tanti gol. Una sconfitta immeritata. I risultati continuano a non arrivare, tante partite così le avevamo giocate anche con Zeman. Ma non ci nascondiamo dietro agli episodi, qualcosa manca», il suo commento. Le cause di questa stagione negativa? «Non lo so, è responsabilità di un pò di tutti, giocatori, allenatori, società. Tutti sbagliamo, è un momento difficile in cui dobbiamo stare tutti insieme. Dobbiamo cercare di andare avanti, secondo me siamo una grande squadra e basta fare uno, due risultati per riprendere quella fiducia che un po’ ci manca. È normale quando non arrivano i risultati. Ma io ce l’ho ancora: siamo veramente forti, siamo capaci di fare grandi cose e queste grandi cose arriveranno». La sua condizione? «Sono indietro, avrei bisogno di giocare tre partite di fila per averla, non sono al cento per cento ma lavorerò per arrivarci. Finora ho giocato poco e non cerco alibi».
IL BOEMO Il mio rapporto con Zeman? Non è vero che non abbiamo mai avuto feeling. È un falso creato da altri, non da noi. Ho giocato meno, non ero felice ma l’allenatore è sempre libero di fare le sue scelte. Mi dispiace molto per come è andata perché pensavo di poter essere un giocatore importante per lui e viceversa, cioè che lui potesse essere un tecnico importante per me. Invece non è stato così. Quando un tecnico arriva sa già chi sarà nei suoi piani e chi magari meno: credo che Zeman fosse partito con le migliori intenzioni visto che all’inizio ho sempre giocato. Poi dopo non so cosa è accaduto… Non gli ho mai chiesto spiegazioni? Sì, e qualcuno mi dice che è stato un errore. Ma secondo me non me le doveva dare, mi chiedeva determinati compiti in campo e secondo lui non mi esprimevo come voleva. A volte ho giocato e mi ha riconfermato, non posso credere ci fosse qualcosa di prevenuto. Ci sono rimasto male per alcune sue dichiarazioni, visto che con lui ho sempre avuto un rapporto educato, e ci mancherebbe altro visto che ha più di 60 anni. Non penso, comunque, che il suo sia il fallimento di un’utopia o di un sogno».
IL RIGORE «Osvaldo ha chiesto a Francesco di battere il rigore, e Totti glielo ha lasciato, più o meno volentieri non lo so. E’ stato uno slancio d’amore. La prossima volta magari Francesco si imporrà. L’importante è non mollare Osvaldo, perché rischi di perderlo. E non non ce lo possiamo permettere. Ma, per favore, non parlate di disorganizzazione nella Roma per questo rigore. Non credo che ci sia, si tratta di un episodio e basta. Osvaldo è un ragazzo che si è proposto con personalità per risollevare la squadra e se stesso ed ha sbagliato, se avesse segnato parleremmo della sua grande personalità».
Il Messaggero – Mimmo Ferretti