Dal campo alla scrivania. Il lieto fine di Totti per sempre a Roma

La Stampa (M.De Santis) – Avendo compreso di non poter fare a meno l’uno dell’altra (e viceversa) in ogni modo e in qualsiasi veste, serviva solo un po’ di suspense teatrale e qualche scena madre prima di recitare l’unico finale (reale) possibile. La sostanza, in barba a una forma persino stucchevole, è che l’inimitabile storia d’amore tra Francesco Totti e la Roma, durata 786 partite e 307 reti in 25 stagioni di fedeltà da calciatore, proseguirà anche da dirigente per almeno altri sei anni. Ora non ci sono più dubbi di collocazione, tentazioni di continuare a giocare, spettri di incomprensioni passate e sospetti di tradimento: tutto risolto con la qualifica di direttore tecnico o responsabile dell’area tecnica che dir si voglia. Anche se per certi monumenti non è mai questione di etichette, rispettando in pieno e non stracciando il contratto da top manager con uno stipendio da 600 mila euro netti a stagione sottoscritto (ma in attesa di ratifica) già ai tempi degli ultimi due rinnovi da giocatore.

INCONTRO DECISIVO – C’era bisogno dell’effetto speciale dello sbarco a Roma di James Pallotta, di una giornata all’insegna di un tentato nascondino studiato a tavolino e di un faccia a faccia nel solito hotel del centro all’ora dell’aperitivo per risolvere la questione una volta per tutte. Più un esercizio di stile e di prosa, in realtà, che di contenuti effettivi: il grosso, dopo 45 giorni di silenzi pubblici e diplomazie al lavoro, era già stato fatto tra lunedì, in una riunione strategica tra il numero uno giallorosso e il ds Monchi a Londra, e martedì, giorno della prima visita tottiana (seguita ieri pomeriggio dalla seconda in cui c’è stato tempo anche per la registrazione di un video promozionale) da ex calciatore a Trigoria. «Non ho ancora firmato, ma lo farò presto. Non sono ancora un dirigente della Roma, ma lo sarò presto», le rassicuranti parole di Totti tra un bacio, un abbraccio e una stretta di mano con Pallotta a uso e consumo di macchine fotografiche, telecamere e telefonini, al termine dell’incontro. «Tra noi non ci sono problemi. Il ruolo di Francesco è una cosa nostra», aveva detto, qualche ora prima della chiacchierata, il presidente giallorosso.

AL FIANCO DI MONCHI – L’autografo, con relativa fumata bianca, è previsto entro la fine del mese e l’inizio a pieno regime della carriera dirigenziale ad agosto, magari anticipato da un piccola apparizione nella parte finale della tournée romanista negli Usa. Segni particolari del ruolo confezionato per il Totti dirigente: collante tra l’area sportiva e la squadra, lavoro a stretto contatto con il ds Monchi, il vecchio amico Eusebio Di Francesco in panchina e il club manager Morgan De Sanctis (attivo da agosto). Alla fine, anche stavolta, Totti e la Roma vivranno felici e contenti insieme. Non per forza, ma per reciproca convinzione.

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